From c5c54ecf03725a86f8abffd893459d0a4f74249b Mon Sep 17 00:00:00 2001 From: cesare Date: Mon, 13 Nov 2023 13:41:21 +0100 Subject: [PATCH] aggiunte altre citazioni, nuovi campi: NomeAutoreCitazione, TitoloFonteCitazione --- js/citazionijson.js | 61 +++++++++++++++++++++++++++++++++++++-------- js/utils.js | 3 +++ 2 files changed, 53 insertions(+), 11 deletions(-) diff --git a/js/citazionijson.js b/js/citazionijson.js index c78f3fb..b181f4a 100644 --- a/js/citazionijson.js +++ b/js/citazionijson.js @@ -1,14 +1,53 @@ /** * */ - const citazioni=[ - {"Annotazione":" Preferiamo alla comun lezione\nElena vidi.... e vidi il grande<\/b> ec. questa del Buti e di vari\nautorevoli codici, la quale anche a noi pare che ponga molto\nmaggior connessione in tutto il contesto. La stessa forma di\ndire si ha nel C. XX, 118 e seg. — Per cui tanto reo<\/b> ec.\nElena, fuggitasi con Paride fu cagione della lunga guerra troiana\ne di tutte le catastrofi a quella succedute.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"05","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Elena vedi"],"FrammentoNota":"
Preferiamo alla comun lezione Elena vidi....  e vidi il grande<\/b> ec. questa del Buti e di vari autorevoli codici, la quale anche a noi pare che ponga molto maggior connessione in tutto il contesto. La stessa forma di dire si ha nel C. XX, 118 e seg.<\/pre>","IdAnnotazione":"comm_13_ann_1","IdCommentario":"comm_13","IdRiferimento":"comm_13_ann_1_rif_1","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XX, 18","InfoCitazione.NotaFonte":"Il rinvio al v. 118 \u00e8 errato.","InfoCitazione.TestoFonte":"ma io nol vidi, né credo che sia","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=20&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","NumAnnotazione":1.0,"NumRiferimento":1.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2021-07-10 07:05:03","Verso":"64-65","from":4430.0,"to":4432.0},{"Annotazione":"%chi%alpha%mu%o%zeta\\ fraenum<\/i> spiega lo Schrevelio [Lexic.\nLatino-Graec.<\/i> art. %chi%alpha%mu%o%zeta\\], e per freno<\/i> dee qu\u00ec\npornelo anche il poeta nostro; perocch\u00e8 fa qu\u00ec egli verificarsi\nci\u00f2 che avvert\u00ec nel canto precedente v. 40 e segg.\n\n     Lo fren vuol esser del contrario suono<\/i>;\n        Credo che l'udirai, per mio avviso<\/i>,\n        Prima che giunghi al passo del perdono<\/i>:\n\ne vuol dire che l'udito spaventevole suono di quelle voci fu il\nduro<\/b>, il forte, freno di che avevalo prevenuto, e che dovrebbe\nritener l'uomo ne' termini del dovere.\n\n","Cantica":"Purgatorio","Canto":"14","Commentario":"Baldassare Lombardi 1791-92","Frammenti":["  Quel fu il duro camo"],"FrammentoNota":"
Camo <\/strong>per freno<\/i> dee quì pornelo anche il poeta nostro; perocchè fa quì egli verificarsi ciò che avvertì nel canto precedente v. 40 e segg.\r\n     Lo fren vuol esser del contrario suono<\/i>;\r\n        Credo che l'udirai, per mio avviso<\/i>,\r\n        Prima che giunghi al passo del perdono<\/i>:\r\ne vuol dire che l'udito spaventevole suono di quelle voci fu il duro<\/b>, il forte, freno di che avevalo prevenuto, e che dovrebbe ritener l'uomo ne' termini del dovere.\r\n<\/pre>","IdAnnotazione":"comm_11_ann_2","IdCommentario":"comm_11","IdRiferimento":"comm_11_ann_2_rif_2","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. XIII 40-42","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Lo fren vuol esser del contrario suono;
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prima che giunghi al passo del perdono.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=47","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":2.0,"NumRiferimento":2.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-03-14 17:52:11","Verso":"143-144","from":14253.0,"to":14271.0}, - {"Annotazione":"«Cio\u00e8 passamento di misura,» dice il\nButi. Anche Sallustio, Catil., 12, nota che le ricchezze avevano\nne' romani animi ingenerato superbia e l'abito di «nihil pensi\nneque moderati habere.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"16","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Dismisura."],"FrammentoNota":"
Anche Sallustio, Catil., 12, nota che le ricchezze avevano ne' romani animi ingenerato superbia e l'abito di «nihil pensi neque moderati habere.»<\/pre>","IdAnnotazione":"comm_13_ann_4","IdCommentario":"comm_13","IdRiferimento":"comm_13_ann_4_rif_4","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q7170","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q776615","InfoCitazione.LuogoFonte":"De Catilinae coniuratione 12","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"igitur ex divitiis iuventutem luxuria atque avaritia cum superbia invasere: rapere consumere, sua parvi pendere aliena cupere, pudorem pudicitiam, divina atque humana promiscua, nihil pensi neque moderati habere<\/strong>.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.perseus.tufts.edu\/hopper\/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0002%3Atext%3DCat.%3Achapter%3D12","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":4.0,"NumRiferimento":4.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-03-10 15:25:02","Verso":"74","from":15006.0,"to":15007.0},
- 	{"Annotazione":"«Cos\u00ec chiama anche in una Canzone\nquella cavit\u00e0 del cuore che \u00e8 ricettacolo del sangue, e che lo\nHarvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna.<\/i>  Il Boccaccio\ndice che in questa cavit\u00e0 abitano gli spiriti vitali<\/i>, e di l\u00ec\nviene il sangue ed il calore che per tutto il corpo si spande.» \nTom.<\/i>\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","Frammenti":["  Lago del cor"],"FrammentoNota":"
Così chiama anche in una Canzone quella cavità del cuore che è ricettacolo del sangue, e che lo\r\nHarvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna.<\/i><\/pre>","IdAnnotazione":"comm_19_ann_5","IdCommentario":"comm_19","IdRiferimento":"comm_19_ann_5_rif_5","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1092462","InfoCitazione.LuogoFonte":"Rime 46, 45-47 ","InfoCitazione.NotaFonte":"Tommaseo fa anche riferimento a Boccaccio come commentatore di Dante e alla definizione del cuore fornita da William Hervey (1578-1657) nell'\"Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus\".","InfoCitazione.TestoFonte":"e l sangue chè per le vene disperso
correndo fugge verso
il cuor, che l chiama, ondio rimango bianco.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Rime&pb=57&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":5.0,"NumRiferimento":5.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"[{'Commento': 'https:\/\/dante.dartmouth.edu\/biblio.php?comm_id=18375', 'Rapporto': 'CONFERMA'}]","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2021-05-05 18:18:20","Verso":"20","from":144.0,"to":147.0}, - {"Annotazione":"«Dall'opere, dice l'Anon.,\nebbe soprannome di Guerra.» Alla testa di 400 Guelfi usciti di\nFirenze, ebbe non poca parte nella vittoria di Carlo sopra\nManfredi. Gio. Villani, VII, 8.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"16","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Guidoguerra ebbe nome."],"FrammentoNota":"Guido Guerra ebbe nome<\/strong>. «Dall'opere, dice l'Anon., ebbe soprannome di Guerra.» Alla testa di 400 Guelfi usciti di Firenze, ebbe non poca parte nella vittoria di Carlo sopra Manfredi. Gio. Villani, VII, 8.","IdAnnotazione":"comm_13_ann_7","IdCommentario":"comm_13","IdRiferimento":"comm_13_ann_7_rif_7","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q704179","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q739036","InfoCitazione.LuogoFonte":"Nova Cronica VIII, 8","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Lo re Carlo veggendo Manfredi e sua gente venuti a campo per combattere, ebbe suo consiglio di prendere la battaglia il giorno o d’indugiarla. Gli più de’ suoi baroni consigliarono del soggiorno infino a la mattina vegnente, per riposare i cavagli dell’affanno avuto per lo forte cammino, e messer Gilio il Bruno conastabole di Francia disse il contrario, e che indugiando, i nimici prenderanno cuore e ardire, e a·lloro potea al tutto fallire la vivanda, e che se altri dell’oste no·lla volesse la battaglia, egli solo col suo signore Ruberto di Fiandra e consua gente si metterebbe alla ventura del combattere,
avendo fidanza in Dio d’avere la vittoria contra’ nemici di santa Chiesa. Veggendo ciò il re Carlo, s’attenne e prese il suo consiglio, e per la grande volontà ch’avea del combattere, disse con alta voce a’ suoi cavalieri: «Venus est le iors ce nos avons tant desiré»; e fece sonare le trombe, e comandò ch’ogni uomo s’armasse e apparecchiasse per andare alla battaglia, e così in poca d’ora fu fatto. E ordinò, sì come i suoi nemici, a petto di loro tre schiere principali: la prima schiera era de’ Franceschi in quantità di M cavalieri, ond’erano capitani messer Filippo di Monforte e ’l maliscalco di Mirapesce; la seconda lo re Carlo col conte Guido di Monforte, e con molti de’ suoi baroni e cavalieri della reina, e co’ baroni e cavalieri di Proenza, e Romani, e Campagnini, ch’erano intorno di VIIIIc cavalieri, e le ’nsegne reali portava messer Guiglielmo lo Stendardo, uomo di grande valore; la terza fu guidatore Ruberto conte di Fiandra col suo maestro Gilio maliscalco di Francia, con Fiamminghi, e Bramanzoni, e Annoieri, e Piccardi, in numero di VIIc cavalieri. E di fuori di queste schiere furono gli usciti guelfi di Firenze con tutti gl’Italiani, e furono più di CCCC cavalieri, de’ quali molti di loro delle maggiori case di Firenze si feciono cavalieri per mano del re Carlo in su il cominciare della battaglia; e di questa gente, Guelfi di Firenze e di Toscana, era capitano il conte Guido Guerra<\/strong>, e la ’nsegna di loro portava in quella battaglia messer Currado da Montemagno di Pistoia. E veggendo il re Manfredi fatte le schiere, domandò della schiera quarta che gente erano, i quali comparivano molto bene inn-arme e in cavagli e in arredi e sopransegne; fugli detto ch’erano la parte guelfa usciti di Firenze e dell’altre terre di Toscana. Allora si dolfe Manfredi dicendo: «Ov’è l’aiuto ch’io hoe dalla parte ghibellina, ch’io ho cotanto servita, e messo in loro cotanto tesoro?», e disse: «Quella gente», cioè la schiera de’ Guelfi «non possono oggi perdere»; e ciò venne a dire, s’egli avesse vittoria ch’egli sarebbe amico de’ Guelfi di Firenze, veggendogli sì fedeli al loro signore e a·lloro parte, e nemico de’ Ghibellini.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.letteraturaitaliana.net\/pdf\/Volume_2\/t48.pdf","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":7.0,"NumRiferimento":7.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-03-10 14:19:39","Verso":"38","from":14749.0,"to":14753.0}, - {"Annotazione":"«Del papale ammanto.» \nPurg. XIX, 104: «Pesa il gran manto a chi dal fango il\nguarda.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"19","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" La ripa, la costa di questa bolgia (v. 35).\n\n\t|69. Del gran manto. C. II, 27"],"FrammentoNota":"Del gran manto. C. II, 27 «Del papale ammanto.» Purg. XIX, 104: «Pesa il gran manto a chi dal fango il guarda.»","IdAnnotazione":"comm_13_ann_8","IdCommentario":"comm_13","IdRiferimento":"comm_13_ann_8_rif_8","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. II, 27","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"di sua vittoria e del papale ammanto","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=2","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":8.0,"NumRiferimento":8.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-03-17 17:13:55","Verso":"68","from":17942.0,"to":17949.0}, - {"Annotazione":"«Nelli anni di Cristo 1301,\ndel mese di maggio, la parte Bianca di Pistoia, con lo aiuto e\nfavore de' Bianchi che reggeano Firenze, ne cacciarono la parte\nNera, e disfeciono le loro case, palazzi e possessioni.» Gio.\nVillani, VIII, 44. — Si dimagra<\/b>, si spopola. «Gli abitanti\nsono come il succo ella vita civile.» Tommas\u00e8o.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"24","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Pistoia in pria"],"FrammentoNota":"Pistoia in pria<\/strong> ec., «Nelli anni di Cristo 1301, del mese di maggio, la parte Bianca di Pistoia, con lo aiuto e favore de' Bianchi che reggeano Firenze, ne cacciarono la parte Nera, e disfeciono le loro case, palazzi e possessioni.» Gio. Villani, VIII, 44.","IdAnnotazione":"comm_13_ann_11","IdCommentario":"comm_13","IdRiferimento":"comm_13_ann_11_rif_11","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q704179","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q739036","InfoCitazione.LuogoFonte":"Nova Cronica IX, 45","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Negli anni di Cristo MCCCI, del mese di maggio, la parte bianca di Pistoia coll’aiuto e favore de’ Bianchi che governavano la città di Firenze ne cacciarono la parte nera, e disfeciono le loro case, palazzi, e possessioni, intra l’altre una forte e ricca possessione de’ palazzi e torri ch’erano de’ Cancellieri neri, che si chiamava Dammiata.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.letteraturaitaliana.net\/pdf\/Volume_2\/t48.pdf","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":11.0,"NumRiferimento":11.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-04-06 09:18:54","Verso":"143","from":23558.0,"to":23561.0}, - {"Annotazione":"«Ohm\u00e8, chi fu quel primo che li\npesi<\/b> de l'oro coperto e le pietre<\/i> che si voleano ascondere,\npreziosi pericoli, cavoe?» (Conv.<\/i>, IV, xii, 4). — per forza\ndi poppa<\/i><\/b>: col petto, senza far uso delle braccia. — L'ebbero\nattaccato alle ricchezze, che poi son pesi<\/b> e pietre<\/i><\/b>, e\nl'hanno in eterno attaccato ai massi, che devono far ruzzolare\ndall'una all'altra estremit\u00e0 del cerchio; e con quanto affanno,\nlo dichiara l'accento del verso.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"07","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" voltando pesi"],"FrammentoNota":"
«Ohmè, chi fu quel primo che li\r\npesi<\/b> de l'oro coperto e le pietre<\/i> che si voleano ascondere,\r\npreziosi pericoli, cavoe?» (Conv.<\/i>, IV, xii, 4).  — per forza\r\ndi poppa<\/b>: col petto, senza far uso delle braccia.  — L'ebbero\r\nattaccato alle ricchezze, che poi son pesi<\/b> e pietre<\/i>, e\r\nl'hanno in eterno attaccato ai massi, che devono far ruzzolare\r\ndall'una all'altra estremità del cerchio; e con quanto affanno,\r\nlo dichiara l'accento del verso.\r\n<\/pre>","IdAnnotazione":"comm_20_ann_12","IdCommentario":"comm_20","IdRiferimento":"comm_20_ann_12_rif_12","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"IV, xii, 4","InfoCitazione.NotaFonte":"Pietrobono cita il \"Convivio\", ma va segnalato che il riferimento coincide con una traduzione dantesca di un passo del \"De consolatione philosophiae\" di Boezio: \u00abHeu! primus quis fuit ille, \/ Auri qui pondera tecti, \/ Gemmasque latere volentes \/ Pretiosa pericula fodit?\u00bb (I, 1).","InfoCitazione.TestoFonte":"Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere lo raunatore pieno d'ogni appagamento; e con questa promessione conducono l'umana volontade in vizio d'avarizia. E per questo le chiama Boezio, in quello Di Consolazione, pericolose, dicendo: «Ohmè! chi fu quel primo che li pesi dell'oro coperto e le pietre che si voleano ascondere, preziosi pericoli, cavòe?».","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":12.0,"NumRiferimento":12.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-03-17 17:57:04","Verso":"27","from":5987.0,"to":5989.0},
-    {"Annotazione":"«Questa mia opera (scriveva\nDante a Can della Scala) \u00e8 polisensa, cio\u00e8 di pi\u00f9 sensi: il\nprimo senso \u00e8 il letterale, il secondo l'allegorico, ossia\nmorale.»  E la morale ha da intendersi nel pieno suo significato,\ncio\u00e8 cos\u00ec la pubblica, come la privata: onde il secondo senso\ngeneralmente \u00e8 proprio morale, ma talvolta \u00e8 politico, talvolta\npure (come in tutto questo primo Canto) \u00e8 morale e politico\ninsieme.  Letteralmente adunque, la selva \u00e8 quale il Poeta ce la\ndescrive.  Il Galilei, conformandosi al Manetti e al Benivieni,\ndimostra con ragioni geometriche desunte dal sito e dalle misure\ndell'Inferno di Dante, che questa selva \u00e8 da lui finta nelle\nvicinanze di Cuma, dove appunto i greci e latini poeti, e\nparticolarmente Virgilio conduttore del nostro, posero la discesa\ndell'Inferno.  N\u00e8 osta che la lonza ed il leone, da Dante\ntrovatevi, non sieno fiere di queste regioni: perciocch\u00e8 questi\nnon sono animali terrestri, ma mostri sbucati d'Inferno, come lo\nstesso Poeta espressamente dice della lupa (v. 110), la qual pure\n\u00e8 nostrale.  Moralmente, la selva rappresenta il disordine\nprodotto dalla corruzion de' costumi.  Politicamente, la miseria\ne confusione dell'Italia afflitta dalle parti guelfa e\nghibellina, ma (secondo Dante ghibellino) massimamente dalla\nguelfa.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":["  Una selva oscura."],"FrammentoNota":"
«Questa mia opera (scriveva Dante a Can della Scala) è polisensa, cioè di più sensi: il\r\nprimo senso è il letterale, il secondo l'allegorico, ossia morale.» <\/pre>","IdAnnotazione":"comm_13_ann_15","IdCommentario":"comm_13","IdRiferimento":"comm_13_ann_15_rif_15","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q3730666","InfoCitazione.LuogoFonte":"Epistole XIII xx 7","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Ad evidentiam itaque dicendorum sciendum est quod istius operis non est simplex sensus, ymo dici potest polysemos<\/strong>, hoc est plurium sensuum; nam primus sensus est qui habetur per litteram, alius est qui habetur per significata per litteram. Et primus dicitur litteralis, secundus vero allegoricus sive moralis sive anagogicus.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Epistole&pb=13&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","NumAnnotazione":15.0,"NumRiferimento":15.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2021-07-06 16:53:17","Verso":"2","from":10.0,"to":13.0},
-    {"Annotazione":"«lo sommo desiderio di ciascuna\ncosa, e prima da la natura dato, \u00e8 lo ritornare a lo suo\nprincipio»; perci\u00f2 appena entrato nel nuovo cammino, cio\u00e8 appena\nrinato, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene<\/i>\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 14-16).  Levavi oculos meos in montes unde\nveniet auxilium mihi<\/i> (Ps., 120, 1).  Populus qui ambulabat in\ntenebris vidit lucem magnam; habitantibus in regione umbrae\nmortis lux orta est eis<\/i> (Is., IX, 2).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  guardai in alto"],"FrammentoNota":"
«lo sommo desiderio di ciascuna\r\ncosa, e prima da la natura dato, è lo ritornare a lo suo\r\nprincipio»; perciò appena entrato nel nuovo cammino, cioè appena\r\nrinato, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene<\/i>\r\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 14-16).<\/pre>","IdAnnotazione":"comm_20_ann_16","IdCommentario":"comm_20","IdRiferimento":"comm_20_ann_16_rif_16","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"IV, xii, 14-15","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Per che io dico che non solamente nell'acquisto della scienza e delle ricchezze, ma in ciascuno acquisto l'umano desiderio si dilata, avegna che per altro e altro modo. E la ragione è questa: che lo sommo desiderio di ciascuna cosa, e prima dalla natura dato, è lo ritornare allo suo principio. [...] E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede che sia l'albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la credenza all'altra, e così di casa in casa, tanto che all'albergo viene; così l'anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però, qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene, crede che sia esso.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","NumAnnotazione":16.0,"NumRiferimento":16.0,"RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","Stato":"done","TipoDiCitazione":"no","UltimaMod":"2022-01-25 14:37:57","Verso":"16","from":114.0,"to":117.0}
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+ const citazioni=[{"Annotazione":"  Preferiamo alla comun lezione\nElena vidi....  e vidi il grande<\/b> ec. questa del Buti e di vari\nautorevoli codici, la quale anche a noi pare che ponga molto\nmaggior connessione in tutto il contesto.  La stessa forma di\ndire si ha nel C. XX, 118 e seg.  — Per cui tanto reo<\/b> ec.\nElena, fuggitasi con Paride fu cagione della lunga guerra troiana\ne di tutte le catastrofi a quella succedute.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"05","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":["  Elena vedi"],"FrammentoNota":"
Preferiamo alla comun lezione Elena vidi....  e vidi il grande<\/b> ec. questa del Buti e di vari autorevoli codici, la quale anche a noi pare che ponga molto maggior connessione in tutto il contesto. La stessa forma di dire si ha nel C. XX, 118 e seg.<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XX, 18","InfoCitazione.NotaFonte":"Il rinvio al v. 118 \u00e8 errato.","InfoCitazione.TestoFonte":"ma io nol vidi, né credo che sia","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=20&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","TipoDiCitazione":"no","Verso":"64-65","from":4430.0,"to":4432.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":"%chi%alpha%mu%o%zeta\\ fraenum<\/i> spiega lo Schrevelio [Lexic.\nLatino-Graec.<\/i> art. %chi%alpha%mu%o%zeta\\], e per freno<\/i> dee qu\u00ec\npornelo anche il poeta nostro; perocch\u00e8 fa qu\u00ec egli verificarsi\nci\u00f2 che avvert\u00ec nel canto precedente v. 40 e segg.\n\n     Lo fren vuol esser del contrario suono<\/i>;\n        Credo che l'udirai, per mio avviso<\/i>,\n        Prima che giunghi al passo del perdono<\/i>:\n\ne vuol dire che l'udito spaventevole suono di quelle voci fu il\nduro<\/b>, il forte, freno di che avevalo prevenuto, e che dovrebbe\nritener l'uomo ne' termini del dovere.\n\n","Cantica":"Purgatorio","Canto":"14","Commentario":"Baldassare Lombardi 1791-92","Frammenti":["  Quel fu il duro camo"],"FrammentoNota":"
Camo <\/strong>per freno<\/i> dee quì pornelo anche il poeta nostro; perocchè fa quì egli verificarsi ciò che avvertì nel canto precedente v. 40 e segg.\r\n     Lo fren vuol esser del contrario suono<\/i>;\r\n        Credo che l'udirai, per mio avviso<\/i>,\r\n        Prima che giunghi al passo del perdono<\/i>:\r\ne vuol dire che l'udito spaventevole suono di quelle voci fu il duro<\/b>, il forte, freno di che avevalo prevenuto, e che dovrebbe ritener l'uomo ne' termini del dovere.\r\n<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. XIII 40-42","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Lo fren vuol esser del contrario suono;
credo che l'udirai, per mio avviso,
prima che giunghi al passo del perdono.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=47","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"143-144","from":14253.0,"to":14271.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"«Cio\u00e8 passamento di misura,» dice il\nButi. Anche Sallustio, Catil., 12, nota che le ricchezze avevano\nne' romani animi ingenerato superbia e l'abito di «nihil pensi\nneque moderati habere.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"16","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Dismisura."],"FrammentoNota":"
Anche Sallustio, Catil., 12, nota che le ricchezze avevano ne' romani animi ingenerato superbia e l'abito di «nihil pensi neque moderati habere.»<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q7170","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q776615","InfoCitazione.LuogoFonte":"De Catilinae coniuratione 12","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"igitur ex divitiis iuventutem luxuria atque avaritia cum superbia invasere: rapere consumere, sua parvi pendere aliena cupere, pudorem pudicitiam, divina atque humana promiscua, nihil pensi neque moderati habere<\/strong>.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.perseus.tufts.edu\/hopper\/text?doc=Perseus%3Atext%3A2008.01.0002%3Atext%3DCat.%3Achapter%3D12","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"74","from":15006.0,"to":15007.0,"NomeAutore":"Gaio Sallustio Crispo","TitoloFonte":"De Catilinae coniuratione"},
+{"Annotazione":"«Cos\u00ec chiama anche in una Canzone\nquella cavit\u00e0 del cuore che \u00e8 ricettacolo del sangue, e che lo\nHarvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna.<\/i>  Il Boccaccio\ndice che in questa cavit\u00e0 abitano gli spiriti vitali<\/i>, e di l\u00ec\nviene il sangue ed il calore che per tutto il corpo si spande.» \nTom.<\/i>\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","Frammenti":["  Lago del cor"],"FrammentoNota":"
Così chiama anche in una Canzone quella cavità del cuore che è ricettacolo del sangue, e che lo\r\nHarvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna.<\/i><\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1092462","InfoCitazione.LuogoFonte":"Rime 46, 45-47 ","InfoCitazione.NotaFonte":"Tommaseo fa anche riferimento a Boccaccio come commentatore di Dante e alla definizione del cuore fornita da William Hervey (1578-1657) nell'\"Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus\".","InfoCitazione.TestoFonte":"e l sangue chè per le vene disperso
correndo fugge verso
il cuor, che l chiama, ondio rimango bianco.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Rime&pb=57&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"[{'Commento': 'https:\/\/dante.dartmouth.edu\/biblio.php?comm_id=18375', 'Rapporto': 'CONFERMA'}]","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"20","from":144.0,"to":147.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Le Rime"}, +{"Annotazione":"«Dall'opere, dice l'Anon.,\nebbe soprannome di Guerra.» Alla testa di 400 Guelfi usciti di\nFirenze, ebbe non poca parte nella vittoria di Carlo sopra\nManfredi. Gio. Villani, VII, 8.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"16","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Guidoguerra ebbe nome."],"FrammentoNota":"Guido Guerra ebbe nome<\/strong>. «Dall'opere, dice l'Anon., ebbe soprannome di Guerra.» Alla testa di 400 Guelfi usciti di Firenze, ebbe non poca parte nella vittoria di Carlo sopra Manfredi. Gio. Villani, VII, 8.","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q704179","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q739036","InfoCitazione.LuogoFonte":"Nova Cronica VIII, 8","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Lo re Carlo veggendo Manfredi e sua gente venuti a campo per combattere, ebbe suo consiglio di prendere la battaglia il giorno o d’indugiarla. Gli più de’ suoi baroni consigliarono del soggiorno infino a la mattina vegnente, per riposare i cavagli dell’affanno avuto per lo forte cammino, e messer Gilio il Bruno conastabole di Francia disse il contrario, e che indugiando, i nimici prenderanno cuore e ardire, e a·lloro potea al tutto fallire la vivanda, e che se altri dell’oste no·lla volesse la battaglia, egli solo col suo signore Ruberto di Fiandra e consua gente si metterebbe alla ventura del combattere,
avendo fidanza in Dio d’avere la vittoria contra’ nemici di santa Chiesa. Veggendo ciò il re Carlo, s’attenne e prese il suo consiglio, e per la grande volontà ch’avea del combattere, disse con alta voce a’ suoi cavalieri: «Venus est le iors ce nos avons tant desiré»; e fece sonare le trombe, e comandò ch’ogni uomo s’armasse e apparecchiasse per andare alla battaglia, e così in poca d’ora fu fatto. E ordinò, sì come i suoi nemici, a petto di loro tre schiere principali: la prima schiera era de’ Franceschi in quantità di M cavalieri, ond’erano capitani messer Filippo di Monforte e ’l maliscalco di Mirapesce; la seconda lo re Carlo col conte Guido di Monforte, e con molti de’ suoi baroni e cavalieri della reina, e co’ baroni e cavalieri di Proenza, e Romani, e Campagnini, ch’erano intorno di VIIIIc cavalieri, e le ’nsegne reali portava messer Guiglielmo lo Stendardo, uomo di grande valore; la terza fu guidatore Ruberto conte di Fiandra col suo maestro Gilio maliscalco di Francia, con Fiamminghi, e Bramanzoni, e Annoieri, e Piccardi, in numero di VIIc cavalieri. E di fuori di queste schiere furono gli usciti guelfi di Firenze con tutti gl’Italiani, e furono più di CCCC cavalieri, de’ quali molti di loro delle maggiori case di Firenze si feciono cavalieri per mano del re Carlo in su il cominciare della battaglia; e di questa gente, Guelfi di Firenze e di Toscana, era capitano il conte Guido Guerra<\/strong>, e la ’nsegna di loro portava in quella battaglia messer Currado da Montemagno di Pistoia. E veggendo il re Manfredi fatte le schiere, domandò della schiera quarta che gente erano, i quali comparivano molto bene inn-arme e in cavagli e in arredi e sopransegne; fugli detto ch’erano la parte guelfa usciti di Firenze e dell’altre terre di Toscana. Allora si dolfe Manfredi dicendo: «Ov’è l’aiuto ch’io hoe dalla parte ghibellina, ch’io ho cotanto servita, e messo in loro cotanto tesoro?», e disse: «Quella gente», cioè la schiera de’ Guelfi «non possono oggi perdere»; e ciò venne a dire, s’egli avesse vittoria ch’egli sarebbe amico de’ Guelfi di Firenze, veggendogli sì fedeli al loro signore e a·lloro parte, e nemico de’ Ghibellini.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.letteraturaitaliana.net\/pdf\/Volume_2\/t48.pdf","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"38","from":14749.0,"to":14753.0,"NomeAutore":"Giovanni Villani","TitoloFonte":"Nova Cronica"}, +{"Annotazione":"«Del papale ammanto.» \nPurg. XIX, 104: «Pesa il gran manto a chi dal fango il\nguarda.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"19","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" La ripa, la costa di questa bolgia (v. 35).\n\n\t|69. Del gran manto. C. II, 27"],"FrammentoNota":"Del gran manto. C. II, 27 «Del papale ammanto.» Purg. XIX, 104: «Pesa il gran manto a chi dal fango il guarda.»","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. II, 27","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"di sua vittoria e del papale ammanto","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=2","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"68","from":17942.0,"to":17949.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"«Nelli anni di Cristo 1301,\ndel mese di maggio, la parte Bianca di Pistoia, con lo aiuto e\nfavore de' Bianchi che reggeano Firenze, ne cacciarono la parte\nNera, e disfeciono le loro case, palazzi e possessioni.» Gio.\nVillani, VIII, 44. — Si dimagra<\/b>, si spopola. «Gli abitanti\nsono come il succo ella vita civile.» Tommas\u00e8o.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"24","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":[" Pistoia in pria"],"FrammentoNota":"Pistoia in pria<\/strong> ec., «Nelli anni di Cristo 1301, del mese di maggio, la parte Bianca di Pistoia, con lo aiuto e favore de' Bianchi che reggeano Firenze, ne cacciarono la parte Nera, e disfeciono le loro case, palazzi e possessioni.» Gio. Villani, VIII, 44.","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q704179","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q739036","InfoCitazione.LuogoFonte":"Nova Cronica IX, 45","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Negli anni di Cristo MCCCI, del mese di maggio, la parte bianca di Pistoia coll’aiuto e favore de’ Bianchi che governavano la città di Firenze ne cacciarono la parte nera, e disfeciono le loro case, palazzi, e possessioni, intra l’altre una forte e ricca possessione de’ palazzi e torri ch’erano de’ Cancellieri neri, che si chiamava Dammiata.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.letteraturaitaliana.net\/pdf\/Volume_2\/t48.pdf","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"143","from":23558.0,"to":23561.0,"NomeAutore":"Giovanni Villani","TitoloFonte":"Nova Cronica"}, +{"Annotazione":"«Ohm\u00e8, chi fu quel primo che li\npesi<\/b> de l'oro coperto e le pietre<\/i> che si voleano ascondere,\npreziosi pericoli, cavoe?» (Conv.<\/i>, IV, xii, 4). — per forza\ndi poppa<\/i><\/b>: col petto, senza far uso delle braccia. — L'ebbero\nattaccato alle ricchezze, che poi son pesi<\/b> e pietre<\/i><\/b>, e\nl'hanno in eterno attaccato ai massi, che devono far ruzzolare\ndall'una all'altra estremit\u00e0 del cerchio; e con quanto affanno,\nlo dichiara l'accento del verso.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"07","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" voltando pesi"],"FrammentoNota":"
«Ohmè, chi fu quel primo che li\r\npesi<\/b> de l'oro coperto e le pietre<\/i> che si voleano ascondere,\r\npreziosi pericoli, cavoe?» (Conv.<\/i>, IV, xii, 4).  — per forza\r\ndi poppa<\/b>: col petto, senza far uso delle braccia.  — L'ebbero\r\nattaccato alle ricchezze, che poi son pesi<\/b> e pietre<\/i>, e\r\nl'hanno in eterno attaccato ai massi, che devono far ruzzolare\r\ndall'una all'altra estremità del cerchio; e con quanto affanno,\r\nlo dichiara l'accento del verso.\r\n<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"IV, xii, 4","InfoCitazione.NotaFonte":"Pietrobono cita il \"Convivio\", ma va segnalato che il riferimento coincide con una traduzione dantesca di un passo del \"De consolatione philosophiae\" di Boezio: \u00abHeu! primus quis fuit ille, \/ Auri qui pondera tecti, \/ Gemmasque latere volentes \/ Pretiosa pericula fodit?\u00bb (I, 1).","InfoCitazione.TestoFonte":"Promettono le false traditrici sempre, in certo numero adunate, rendere lo raunatore pieno d'ogni appagamento; e con questa promessione conducono l'umana volontade in vizio d'avarizia. E per questo le chiama Boezio, in quello Di Consolazione, pericolose, dicendo: «Ohmè! chi fu quel primo che li pesi dell'oro coperto e le pietre che si voleano ascondere, preziosi pericoli, cavòe?».","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"27","from":5987.0,"to":5989.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio"},
+{"Annotazione":"«Questa mia opera (scriveva\nDante a Can della Scala) \u00e8 polisensa, cio\u00e8 di pi\u00f9 sensi: il\nprimo senso \u00e8 il letterale, il secondo l'allegorico, ossia\nmorale.»  E la morale ha da intendersi nel pieno suo significato,\ncio\u00e8 cos\u00ec la pubblica, come la privata: onde il secondo senso\ngeneralmente \u00e8 proprio morale, ma talvolta \u00e8 politico, talvolta\npure (come in tutto questo primo Canto) \u00e8 morale e politico\ninsieme.  Letteralmente adunque, la selva \u00e8 quale il Poeta ce la\ndescrive.  Il Galilei, conformandosi al Manetti e al Benivieni,\ndimostra con ragioni geometriche desunte dal sito e dalle misure\ndell'Inferno di Dante, che questa selva \u00e8 da lui finta nelle\nvicinanze di Cuma, dove appunto i greci e latini poeti, e\nparticolarmente Virgilio conduttore del nostro, posero la discesa\ndell'Inferno.  N\u00e8 osta che la lonza ed il leone, da Dante\ntrovatevi, non sieno fiere di queste regioni: perciocch\u00e8 questi\nnon sono animali terrestri, ma mostri sbucati d'Inferno, come lo\nstesso Poeta espressamente dice della lupa (v. 110), la qual pure\n\u00e8 nostrale.  Moralmente, la selva rappresenta il disordine\nprodotto dalla corruzion de' costumi.  Politicamente, la miseria\ne confusione dell'Italia afflitta dalle parti guelfa e\nghibellina, ma (secondo Dante ghibellino) massimamente dalla\nguelfa.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":["  Una selva oscura."],"FrammentoNota":"
«Questa mia opera (scriveva Dante a Can della Scala) è polisensa, cioè di più sensi: il\r\nprimo senso è il letterale, il secondo l'allegorico, ossia morale.» <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q3730666","InfoCitazione.LuogoFonte":"Epistole XIII xx 7","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Ad evidentiam itaque dicendorum sciendum est quod istius operis non est simplex sensus, ymo dici potest polysemos<\/strong>, hoc est plurium sensuum; nam primus sensus est qui habetur per litteram, alius est qui habetur per significata per litteram. Et primus dicitur litteralis, secundus vero allegoricus sive moralis sive anagogicus.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Epistole&pb=13&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","TipoDiCitazione":"no","Verso":"2","from":10.0,"to":13.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Epistole"},
+{"Annotazione":"«lo sommo desiderio di ciascuna\ncosa, e prima da la natura dato, \u00e8 lo ritornare a lo suo\nprincipio»; perci\u00f2 appena entrato nel nuovo cammino, cio\u00e8 appena\nrinato, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene<\/i>\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 14-16).  Levavi oculos meos in montes unde\nveniet auxilium mihi<\/i> (Ps., 120, 1).  Populus qui ambulabat in\ntenebris vidit lucem magnam; habitantibus in regione umbrae\nmortis lux orta est eis<\/i> (Is., IX, 2).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  guardai in alto"],"FrammentoNota":"
«lo sommo desiderio di ciascuna\r\ncosa, e prima da la natura dato, è lo ritornare a lo suo\r\nprincipio»; perciò appena entrato nel nuovo cammino, cioè appena\r\nrinato, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene<\/i>\r\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 14-16).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"IV, xii, 14-15","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Per che io dico che non solamente nell'acquisto della scienza e delle ricchezze, ma in ciascuno acquisto l'umano desiderio si dilata, avegna che per altro e altro modo. E la ragione è questa: che lo sommo desiderio di ciascuna cosa, e prima dalla natura dato, è lo ritornare allo suo principio. [...] E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede che sia l'albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la credenza all'altra, e così di casa in casa, tanto che all'albergo viene; così l'anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però, qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene, crede che sia esso.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"16","from":114.0,"to":117.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio"},
+{"Annotazione":"«lodarsi d'uno ad un altro \u00e8\nacquistar grazia di uno ad un altro contandogli i meriti di colui\ncolla persona che parla.»  Cesari.<\/i>  Cfr. Purg. I, 83.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","Frammenti":["  Di te mi loder\u00f2"],"FrammentoNota":"
«lodarsi d'uno ad un altro è acquistar grazia di uno ad un altro contandogli i meriti di colui colla persona che parla». Cesari.<\/i> Cfr. Purg. I, 83.<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. I, 83","InfoCitazione.NotaFonte":"Si richiama qui l'autorit\u00e0 di Antonio Cesari","InfoCitazione.TestoFonte":"grazie riporterò di te a lei","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=35&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"74","from":1526.0,"to":1530.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":"— Pinse<\/b>, spinse.  AEn.,\nXII: «Non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"08","Commentario":"Raffaello Andreoli 1856","Frammenti":["  Corda di arco."],"FrammentoNota":"
Pinse<\/b>, spinse.  Aen., XII: «Non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta.»<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1398","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q60220","InfoCitazione.LuogoFonte":"Aeneis XII, 856","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Non secus ac nervo per nubem impulsa sagitta","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/www.perseus.tufts.edu\/hopper\/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.02.0055%3Abook%3D12%3Acard%3D843","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"13","from":6819.0,"to":6826.0,"NomeAutore":"Publio Virgilio Marone","TitoloFonte":"Eneide"},
+{"Annotazione":"— contenuto.  Cfr. Par. II, 114.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","Frammenti":["  Contento"],"FrammentoNota":"
contenuto. Cfr. Par. II, 114<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Par. II, 112-114","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Dentro dal ciel de la divina pace
si gira un corpo ne la cui virtute
l'esser di tutto suo contento giace.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=69&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"77","from":1551.0,"to":1552.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"— la «gentilissima Beatrice f\u00f9 —\n— reina delle virt\u00f9» V. N. {paragraph.} 10. — «Tutti sanno che\ntu sei donna di virt\u00f9», Rut III, 11.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"G.A. Scartazzini 1872-82 [2nd ed. 1900]","Frammenti":[" Donna di virt\u00f9"],"FrammentoNota":"
la «gentilissima Beatrice fù reina delle virtù» V. N. {paragraph.} 10<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q18084","InfoCitazione.LuogoFonte":"X, 2 [5, 2]","InfoCitazione.NotaFonte":"[tra quadre] il riferimento alla paragrafatura dell'edizione Gorni","InfoCitazione.TestoFonte":"quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti li vitii e regina delle vertudi","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Vita_Nova&pb=5&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"76","from":1540.0,"to":1543.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Vita Nuova"},
+{"Annotazione":"(volse<\/b> per volle<\/i>, forma\narcaica e frequente ne' nostri scrittori antichi; cf. Inf.<\/i>, \nXXIX, 118, nel commento); pur qui l'idea di comando (cf. vv.\n67-70; 79 e 134; veggasi alla fine di questo Canto Virgilio e\nBeatrice).  — Dinanzi a quella fiera<\/i><\/b> (la lupa) ecc.  Di qui si\nfa manifesto che la Lonza e il Leone non avevano inseguito il\nPoeta mentr'egli ruinava in basso loco<\/i><\/b> (Inf.<\/i>, I, 61), come\nmalamente, parmi hanno affermato alcuni chiosatori; ma in ci\u00f2 fu\nsolo la Lupa.  — Che del bel monte<\/b> (il monte dilettoso, \nprincipio e cagione ai tutta gioia<\/i><\/b>, Inf.<\/i>, I, 6).  — Il corto\nandar<\/i><\/b>, la via pi\u00f9 breve e spedita (cf. Diz. Dant.<\/i><\/b>, App. III, \n{paragraph.} ult., al fine).  — Ti tolse<\/b>, ti imped\u00ec, facendoti\nperdere la speranza dell'altezza (Inf.<\/i>, I, 54).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":["  Com'ella volse"],"FrammentoNota":"
(volse<\/b> per volle<\/i>, forma arcaica e frequente ne' nostri scrittori antichi; cf. Inf.<\/i>, XXIX, 118, nel commento)<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XXIX, 102","InfoCitazione.NotaFonte":"Non chiaro il rimando al commento a Inf. XXIX, 118, visto che non vi si usa il verbo \"volse\". Possibile errore di Poletto, magari per ripetizione del numero a breve distanza.","InfoCitazione.TestoFonte":"e io incominciai, poscia ch'ei volse","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=29","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"118-120","from":1854.0,"to":1857.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":"(Anfiarao figliuolo d'Oicleo,\no di Linceo, fu uno de' sette Regi che assediarono Tebe per\nrimettervi Re Polinice.  Essendo egli indovino, ed avendo\npreveduto che portandosi all'assedio di Tebe vi sarebbe perito,\nerasi perci\u00f2 nascosto in luogo noto alla sola propria moglie.  Ma\nvinta costei da Argia moglie di Polinice coll'offerta di un\nprezioso gioiello, manifest\u00f2 dov'era il marito; e condotto per\nforza a quell'assedio, mentre valorosamente combatteva, gli si\napr\u00ec sotto i piedi la terra e lo inghiotti.  Adunque dove rui\nAnfiarao<\/b>? sono voci derisorie degli assediati Tebani allegri di\ncotale di lui disgrazia.  Rui<\/b> adopera qu\u00ec Dante a causa della\nrima per ruini<\/i>, cadi<\/i>, come nel Parad. XXX, 82 rua<\/i> per\ncorra in fretta<\/i>; significati ambedue del verbo Latio ruo, is<\/i>:\ne forse qu\u00ec ebbe il Poeta, come il Daniello avverte, qualche\nparticolar riguardo al verbo stesso, che pone Stazio in bocca di\nPlutone interrogante il caduto Anfiarao, qui limite praeceps Non\nlicito per inane ruis<\/i> [Theb.<\/i> lib. 8 v. 85 e seg.]?\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"20","Commentario":"Baldassare Lombardi 1791-92","Frammenti":["  Dove rui Anfiarao"],"FrammentoNota":"
forse quì ebbe il Poeta, come il Daniello avverte, qualche particolar riguardo al verbo stesso, che pone Stazio in bocca di Plutone interrogante il caduto Anfiarao, qui limite praeceps Non licito per inane ruis<\/i> [Theb.<\/i> lib. 8 v. 85 e seg.]?<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q243203","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q2708117","InfoCitazione.LuogoFonte":"VIII 84-85","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"‘At tibi quos ’inquit, ‘manes, qui limite praeceps 
non licito per inane ruis?’","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/data.perseus.org\/citations\/urn:cts:latinLit:phi1020.phi001.perseus-lat1:8","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"[{'Commento': 'https:\/\/dante.dartmouth.edu\/biblio.php?comm_id=15475', 'Rapporto': 'CONFERMA'}]","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"33-34","from":18664.0,"to":18667.0,"NomeAutore":"Publio Papinio Stazio","TitoloFonte":"Tebaide"}, +{"Annotazione":"(cf. Inf.<\/i>, XVII, 134);\nscossi<\/b>, deposti, quasi scrollati, il che ne fa ripensare al\ncorruccio e al disdegno di Gerione (Inf.<\/i><\/b>, XVII, 132-133), \nscaricando con disdegno, dandosi come un crollo, il peso che\naveva in groppa. — Tenne a sinistra<\/i><\/b> ecc.; altrove (Inf.<\/i>, I, \n136):\n\n Allor si mosse; ed io gli tenni dietro.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"18","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" In questo luogo"],"FrammentoNota":"In questo luogo <\/strong>(cf. Inf.<\/i>, XVII, 134)","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XVII, 134","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"al piè al piè de la stagliata rocca","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=17","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"19-21","from":16585.0,"to":16588.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(cf. Inf.<\/i>, XXXIV, 82); tre\ndiscese diverse, e tre scale di differente maniera; qui\nGerione<\/i>; pi\u00f9 abbasso il gigante Anteo<\/i> (Inf.<\/i>, XXXI, 130 e\nsegg.), Lucifero<\/i> da ultimo (Inf.<\/i>, XXXIV, 70 e segg.) Cos\u00ec\naltra discesa (Inf.<\/i>, VI, 1-5), e tra passaggi d'acqua (Inf.<\/i>, \nIV, 1 e segg.; VIII, 25 e segg.; XII, 95 e 126), tutti compiti\ncon mezzi differenti, ma ne' quali \u00e8 manifesto l'aiuto del cielo\ncorrispondente in misura alle difficolt\u00e0 da superare. — Monta<\/b>\necc.; monta dinanzi a me, perch\u00e8 io voglio stare in mezzo tra te\ne la coda di Gerione perch\u00e8 essa non ti possa far male. Le\nleggi, che nel loro criterio informante, quasi suggello di\nverit\u00e0, non possono emanare che dall'autorit\u00e0 imperiale, \ndifendono l'uomo onesto contro i malvagi (Mon.<\/i><\/b>, I, 16), \ntutelando il libero esercizio delle sue buone operazioni, onde\nl'Autorit\u00e0 dell'Imperatore diventa non solo presidio, ma libert\u00e0\n(Epist.<\/i>, VI, 5); e questa autorit\u00e0 rappresenta Virgilio. —\nLa coda<\/i><\/b> ecc.; la quale era velenosa (v. 26), per recare danno, \nnocumento, cf. Inf.<\/i><\/b>, II, 89; Purg.<\/i>, IV, 90 (cf. Purg.<\/i>, XX, \n63).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"17","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Siffatte scale"],"FrammentoNota":"Siffatte scale<\/b> (cf. Inf.<\/i>, XXXIV, 82); tre discese diverse, e tre scale di differente maniera; qui Gerione<\/i>; più abbasso il gigante Anteo<\/i> (Inf.<\/i>, XXXI, 130 e segg.), Lucifero<\/i> da ultimo (Inf.<\/i>, XXXIV, 70 e segg.) Così altra discesa (Inf.<\/i>, VI, 1-5), e tra passaggi d'acqua (Inf.<\/i>, IV, 1 e segg.; VIII, 25 e segg.; XII, 95 e 126), tutti compiti con mezzi differenti, ma ne' quali è manifesto l'aiuto del cielo corrispondente in misura alle difficoltà da superare. ","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XXXIV, 82","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Attienti ben, ché per cotali scale","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=34","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"82-84","from":16051.0,"to":16073.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(cf. Purg.<\/i>, V, 8), solamente (cf. v.\n26); tutta la mia attenzione era solo rivolta alla pece ecc. —\nIntesa<\/b>; da intendere<\/i><\/b>, attenzione raccolta e fissa. —\nContegno<\/i><\/b>; contenimento, spiega il Buti; ma tal senso mal si\nconcilia col verso seguente; quindi \u00e8 da intendersi, stato, \ncondizione. E condizione<\/i> disse per l'appunto altrove il Poeta\n(Inf.<\/i>, IX, 108). — Incesa<\/b> (cf. Inf.<\/i><\/b>, XXVI, 48), bollita, \ncotta, bruciata. «Noi pure diciamo, nota il Bianchi, bruciarsi\ncoll'acqua bollente.»\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"22","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Pure"],"FrammentoNota":"Pure<\/b> (cf. Purg.<\/i>, V, 8), solamente (cf. v. 26)","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. V, 8","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"pur me, pur me, e 'l lume ch'era rotto.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=39&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"16-18","from":10297.0,"to":10298.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(cf. Purg.<\/i>, XXXI, 119):\naltrove, per antonomasia, gli occhi belli<\/i>, per significare\nBeatrice (Purg.<\/i>, XXVII, 136; Par.<\/i>, XIV, 131; XXII, 154). Si\nnoti l'arte possente in quel lagrimando volse<\/i> (<volse al\nCielo<\/i>> Boccaccio), specialmente rispetto a donna: la circostanza\ndi questo pianto \u00e8 ricordata altrove s\u00ec da Virgilio (Purg.<\/i>, \nXXVII, 137), come dalla stessa Beatrice (Purg.<\/i>, XXX, 141):\nquant'\u00e8 potente una lacrima sul cuore umano! essa, quand'\u00e8\nsincera frange persino il duro giudicio di Dio (Purg.<\/i>, V, 107). \nIl gerundio poi (lagrimando<\/b>), in luogo del participio\n(lagrimanti<\/i><\/b>), \u00e8 d'uso non infrequente nel nostro Autore (cf.\nInf.<\/i>, XXXI, 14; Purg.<\/i>, IX, 38; X, 56; Par.<\/i>, XVIII, 45;\nVit. N.<\/i>, III). Si noti come queste lagrime finiranno in riso\n(cf. Par.<\/i>, XXX, 92, nel commento). — Perch\u00e8 mi fece<\/i><\/b> ecc.; e\nin questo appunto si dimostra la cortesia<\/i><\/b> di Virgilio, onde\nDante tosto lo ringrazier\u00e0 (v. 134).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Gli occhi lucenti"],"FrammentoNota":"Gli occhi lucenti<\/b> (cf. Purg.<\/i>, XXXI, 119): altrove, per antonomasia, gli occhi belli<\/i>, per significare Beatrice (Purg.<\/i>, XXVII, 136; Par.<\/i>, XIV, 131; XXII, 154).","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. XXXI, 119","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"strinsermi li occhi a li occhi rilucenti","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=65&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"115-117","from":1830.0,"to":1849.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(cf. v. 27) gi\u00f9 per lo scarco<\/i>\ndelle pietre rotte<\/i> (v. 28), ciascun ristette<\/b>; prima correvano\n(v. 56). — Tre<\/b>; erano Nesso, Chirone e Folo (vv. 67-72): —\nsi dipartiro<\/b>, si scostarono dalla compagnia degli altri. —\nCon archi<\/b>, armati d'arco, e di dardi (asticciuole<\/b>) prima\ntrascelti dalla faretra: — asticciuole<\/b>, perch\u00e8 que' dardi eran\nfatti a guisa di piccole aste.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"12","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Vedendoci calar"],"FrammentoNota":"Vedendoci calar<\/b> (cf. v. 27)","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XII, 27","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"mentre ch'e' 'nfuria, è buon che tu ti cale","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=12","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"58-60","from":10851.0,"to":10868.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(con queste parole\nl'Alfieri not\u00f2 i due versi seguenti); perch\u00e8 la tua mente\n(l'ingegno tuo<\/b>) esce s\u00ec stranamente dalle consuete norme del\ngiudicare, si scosta dalla solita rettitudine di giudizio? Il\nBoccaccio: <Lira lirae<\/i> si \u00e8 il solco, il quale il bifolco\narando mette diritto co' suoi buoi, e quinci viene deliro, \ndeliras<\/i>; il quale tanto viene a dire, quanto uscire del solco; e\nperci\u00f2 metaphorice<\/i> parlando, in ciascuna cosa uscendo della\ndirittura e della ragione si pu\u00f2 dire e dicesi delirare.<\/i>> E\ncos\u00ec s'intendono meglio le altre consimili frasi: uscire di\ncorreggiata, uscire del seminato<\/i>, per perdere il filo del\ndiscorso<\/i>, ragionando male e dicendo stranezze e cose illogiche. \n— Da quel ch'ei suole<\/i><\/b>; non \u00e8 piccola lode questa che il\nMaestro fa all'alunno. — Ovver<\/b>; il Tommaseo: «perch\u00e8\nl'ingengno travia, o la mente si svaga; due cagioni d'errore.» \n— Altrove mira<\/b>? o forse la mente \u00e8 occupata in altri pensieri, \nonde resta offuscata intorno al soggetto presente? (cf. Purg.<\/i><\/b>, \nXXXIII, 124-126).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"11","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Perch\u00e8 tanto delira"],"FrammentoNota":"
Altrove mira<\/b>? o forse la mente è occupata in altri pensieri, onde resta offuscata intorno al soggetto presente? (cf. Purg.<\/i>, XXXIII, 124-126).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. XXXIII, 124-126","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"E Bëatrice: “Forse maggior cura,
che spesse volte la memoria priva,
fatt'ha la mente sua ne li occhi oscura. ","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=67&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"76-78","from":10147.0,"to":10169.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(dalla posizione delle parole\nacquista vario senso la frase, Purg.<\/i>, V, 13; come \u00e8 la\ndifferenza tra buon dottore<\/i> e dottor buono<\/i>), seguimi oramai\n(Inf.<\/i>, XI, 112). — Che non metti<\/b>, che non metta. —\nAncor<\/b>; credo, come vuole il Torelli, che sia da riferirsi a\nguarda<\/b>, in senso di pure<\/i><\/b> (cio\u00e8 seguimi e guarda pure<\/i> ecc.), \ne non a metti<\/i><\/b> (cio\u00e8 guarda di non mettere per adesso i piedi<\/i><\/b>\necc.), perch\u00e8 nella rena arsiccia Dante non mette i piedi mai n\u00e8\nqui, n\u00e8 altrove. — Arsiccia<\/b>, arida (v. 13). — Al bosco<\/b>, \nlunghesso il lembo della selva de' violenti in s\u00e8 e nelle lor\ncose. — Stretti<\/b>, accostati (cf. Purg.<\/i>, III, 71; IV, 65;\nXXIV, 59; cf. Inf.<\/i>, IX, 51; Purg.<\/i>, III, 70; XIV, 140).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"14","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Mi vien dietro"],"FrammentoNota":"Mi vien dietro<\/b> (dalla posizione delle parole acquista vario senso la frase, Purg.<\/i>, V, 13; come è la differenza tra buon dottore<\/i> e dottor buono<\/i>), seguimi oramai (Inf.<\/i>, XI, 112). ","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. V, 13","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Vien dietro a me, e lascia dir le genti","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=39","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"73-75","from":13053.0,"to":13056.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"(e aver le cose conte<\/i>, \nInf.<\/i>, XXI, 62; cf. Purg.<\/i>, XV, 12), ti saranno note, ti si\nfaranno palesi, saprai il vero ecc. Dante della sua domanda avr\u00e0\nla risposta al v. 124. — Fermerem li nostri passi<\/b> ecc.: e\nfermare<\/i><\/b> o tenere i piedi<\/i> (Inf.<\/i>, XIV, 12; XXIII, 77), per\nristare (Inf.<\/i>, X, 24) o sostare<\/i> (Inf.<\/i>, XVI, 8). — Trista\nriviera d'Acheronte<\/i><\/b>; Acheronte, in greco, vale funesto, \nfunereo<\/i><\/b>; onde trista la sua riviera, perch\u00e8 frequentata dai\nmorti (vv. 88 e 89): per l'opposto Caronte<\/i> vale grazioso; \u00e8\nusato per antifrasi.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"03","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" Le cose ti fien conte"],"FrammentoNota":"
(e aver le cose conte<\/i>, Inf.<\/i>, XXI, 62; cf. Purg.<\/i>, XV, 12), ti saranno note, ti si faranno palesi, saprai il vero ecc. <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XXI, 62","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"non temer tu, ch'i' ho le cose conte","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=21","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"76-78","from":2556.0,"to":2577.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":"(essendo che) ciascun meco si\nconviene nel nome<\/b> (s'accorda con me nel nome di poeta<\/i>, che\ntutti insieme gridarono (v. 80), cio\u00e8 tutti sono poeti come me), \ncf. Par.<\/i>, XXXIII, 137.  Nella Vulg. El.<\/i>, I, 9: Convenientes\nin eodem nomine.<\/i><\/b>  — Voce sola<\/i><\/b>; cf. Par.<\/i>, XIX, 23-24, nel\ncommento.  — Fannomi onore<\/b>; la stessa frase al v. 100 (cf.\nPurg.<\/i><\/b>, V, 36).  Bene avvert\u00ec il nostro Autore che non ne'\nvirtuosi ma n\u00e8 viziosi la paritade \u00e8 cagione d'invidia<\/i>\n(Conv.<\/i>, I, 4); perci\u00f2 ne' Santi, e per conseguenta ne' giusti, \ninvidia non vi pu\u00f2 essere (Conv.<\/i>, III, 15; cf. Par.<\/i>, III, \n70-87; Purg.<\/i>, XV, 49 e segg.; XVII, 118-120).  — E di ci\u00f2\nfanno bene<\/i>; non perch\u00e8 onorino me, ma in me l'arte e la scienza, \ne perch\u00e8 si mostrano cos\u00ec scevri di invidia, la quale \u00e8 cagione\ndi mal giudizio, perocch\u00e8 non lascia la ragione argmentare per la\ncosa invidiata<\/i> (Conv.<\/i>, I, 4).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"04","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":["  Perocch\u00e8"],"FrammentoNota":"
(essendo che) ciascun meco si conviene nel nome<\/b> (s'accorda con me nel nome di poeta<\/i>, che tutti insieme gridarono (v. 80), cioè tutti sono poeti come me), cf. Par.<\/i>, XXXIII, 137.  Nella Vulg. El.<\/i>, I, 9: Convenientes in eodem nomine.<\/i> <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Par. XXXIII, 137","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"veder voleva come si convenne","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=100","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"91-93","from":3601.0,"to":3621.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":"(io direi anche, Inf.<\/i>, XXII, \n92), continuerei col mio discorso.  — Nuovo fumo<\/b>, il polverio\nche s'inalzava dal sabbione pel sopraggiungere d'altra schiera di\npeccatori.  Cos\u00ec spiegano tutti, osserva l'Andreoli; ma, \nsoggiunge, cos\u00ec non soglion fare i pi\u00e8 de' morti<\/i><\/b>, come ci fa\nosservare lo stesso Dante (Inf.<\/i>, XII, 82).  Intendasi dunque, \nprosegue, che in quella mezza oscurit\u00e0 Brunetto discernendo di\nlontano l'apparire di una nuova comitiva di spiriti la paragoni\nad un fumo che sorga dal sabbione.  L'osservazione \u00e8 acuta; ma\nquel nuovo<\/i><\/b> applicato a fumo<\/b>, fa vedere che Brunetto era uso a\nveder questo fenomeno.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"15","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":["  Di pi\u00f9 direi"],"FrammentoNota":"Di più direi<\/b> (io direi anche, Inf.<\/i>, XXII, 92), continuerei col mio discorso.","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XXII, 92","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"i' direi anche, ma i' temo ch'ello","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=22","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"115-117","from":14403.0,"to":14406.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":"(\u00e8 affine al precor<\/i> de' Lat. pi\u00f9\nche prego<\/i>; e preco<\/b> per prego<\/i><\/b>, preghiera, dice il Poeta, \nInf.<\/i>, XXVII, 90; e deprecare<\/i> e imprecare<\/i> diciam tuttavia, \ncon tutti i loro derivati; e vos prec<\/i>, vi prego, i Provenzali, \nPurg.<\/i>, XXVI, 145), ven prego.  — M'asseggia<\/i><\/b>, mi sieda, \ndall'antiquato assiedere<\/i><\/b> (cf. Inf.<\/i>, X, 82).  — Se piace a\ncostui<\/b>, a Virgilio; bello e caro tratto di figliale dipendenza, \nla quale, perch\u00e8 retta, non toglie di mostrare ad altri cortesia. \n— Ch\u00e8 vo seco<\/b>; mi seder\u00f2, posto che sia contento Virgilio, \ndappoich\u00e8 non debbo scompagnarmi da lui.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"15","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":["  Ven preco"],"FrammentoNota":"Ven preco<\/b> (è affine al precor<\/i> de' Lat. più che prego<\/i>; e preco<\/b> per prego<\/i>, preghiera, dice il Poeta, Inf.<\/i>, XXVII, 90; e deprecare<\/i> e imprecare<\/i> diciam tuttavia, con tutti i loro derivati; e vos prec<\/i>, vi prego, i Provenzali, Purg.<\/i>, XXVI, 145), ven prego.","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XXVIII, 90","InfoCitazione.NotaFonte":"Il rinvio di Poletto al canto XXVII \u00e8 errato.","InfoCitazione.TestoFonte":"non sarà lor mestier voto né preco","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=28","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"34-36","from":13814.0,"to":13816.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":".. frange<\/b>: duro<\/b>, rigido, severo, \ncom'\u00e8 rigida la Giustizia divina (cf. Inf.<\/i>, XXX, 70), che\nvoleva abbandonato Dante alla sua perdizione.  — Frange<\/i><\/b>, \nrompe, ammollisce, rende men severo.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"02","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":["  Duro giudicio."],"FrammentoNota":"Duro giudicio<\/b>... f<\/strong>range<\/b>: duro<\/b>, rigido, severo, com'è rigida la Giustizia divina (cf. Inf.<\/i>, XXX, 70), che voleva abbandonato Dante alla sua perdizione.","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inf. XXX, 70","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"La rigida giustizia che mi fruga","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=30&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"96","from":1692.0,"to":1694.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"},
+{"Annotazione":".. tratto.<\/b>  Qui l'intonazione\narieggia in parte all'altro punto del Purg.<\/i>, III, 103-105. \nTratto<\/i><\/b>, se non m'inganno, comprende parte di quella violenza, \nper dolce e sapiente che si fosse, che Virgilio doveva usare per\nguidar<\/i><\/b> Dante, derivante dalle incertezze, dai sospetti<\/i>, dalla\nvilt\u00e0<\/i> dell'alunno: e non senza perch\u00e8 Virgilio usa, in\noccasioni solenni, due volte questo medesimo verbo (Purg.<\/i>, I, \n67; XXVII, 130).  — Se sai<\/b> e se puoi<\/i><\/b> abbiamo spesso nella\nCommedia<\/i>; cf. v. 60; XIII, 89; Purg.<\/i>, XXI, 34; XXII, 98, \nforme che, a parer mio, qualche volta rispondono all'altra se ti\npiace<\/i>, Purg.<\/i>, IV, 85; V, 59, e altrove.  — Tu fosti, prima\nch'io disfatto, fatto<\/i><\/b>, tu nascesti prima ch'io morissi.  Anche\nnel Canzoniere<\/i><\/b> (P. II, canz. 5, st. 4):\n\n     Dimmi, che hai tu fatto, \n     Cieco avaro disfatto?\n     Rispondimi, se puoi...;\n\ncio\u00e8, avaro<\/i> che la morte disfece<\/i>, cio\u00e8 or morto.<\/i>  Il\nBoccaccio: Hanno s\u00e8 medesimi disonestamente disfatto<\/i>\n(uccisero).  Dicono che Ciacco morisse nel 1286; Dante dunque, \nalla morte di Ciacco, era non pur nato, ma pi\u00f9 che ventenne.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"06","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":["  O tu che se'."],"FrammentoNota":"O tu che se'<\/b>... tratto.<\/b> Qui l'intonazione arieggia in parte all'altro punto del Purg.<\/i>, III, 103-105. ","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Purg. III, 103-105","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"E un di loro incominciò: “Chiunque
tu se', così andando, volgi 'l viso:
pon mente se di là mi vedesti unque”","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Commedia&pb=37","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"40-42","from":5244.0,"to":5248.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":".. \u00e8 Azzolino<\/b>: una\npennellata maestra, scrive il Cesari, e un guizzo di lume vien\nqui in una parola. Ezzelino III da Romano (dalla stanza, ove\nscrivo, prospetto bello e ridente nella sua postura quel paese)\nconte di Onara, Vicario imperiale della Marca Trivigiana, genero\ndi Federico II e l'anima di parte ghibellina nell'Italia\nsuperiore. Per trent'anni commise nequizie senza nome, le pi\u00f9\nterribili a Padova, ove trucid\u00f2 dodicimila cittadini (cf. Par.<\/i>, \nIX, 25-30). Le leggende su Ezzelino, test\u00e8 raccolte sui luoghi\nda un uomo operoso, il Brentari, fan conoscere come la mente del\npopolo, pur dopo tanti secoli, sia ancor piena dello spauracchio\ndi questo tiranno inumanissimo; e la leggenda trova riscontro e\nrincalzo in quanto dicono i chiosatori e i cronisti, che ne fanno\nun secondo Attila (nel testo postillato dal Giuliani, nel Par.<\/i>, \nIX, 29, dove la sorella Cunizza lo dice una facella<\/i>, il bravo\ndantista scrisse di contro nel margine: <Etzel<\/i>, piccolo\nAttila»). Basta per tutti G. Villani (Cron.<\/i>, VI, 73):\n«Azzolino fu il pi\u00f9 crudele e ridottato tiranno che mai fosse\nfra' Cristiani, e signoreggi\u00f2 per sua forza e tirannia, grande\ntempo, tutta la Marca di Trevigi e la citt\u00e0 di Padova e gran\nparte di Lombardia; e' cittadini di Padova molta gran parte\nconsum\u00f2, e pur de' migliori e de' pi\u00f9 nobili in grande quantit\u00e0, \ne togliendo le loro possessioni e' mandogli mendicando per lo\nmondo, e molti altri per diversi martirii e tormenti fece morire, \ne a un'ora undicimila Padovani fece ardere ... e sotto l'ombra di\nuna rudda e scellerata giustizia fece molti mali, e fu uno grande\nflagello al suo tempo.» Ezzelino, mortalmente ferito ad un piede\nal ponte di Cassano sull'Adda, mor\u00ec il 27 Settembre 1259, \nessendosi accelerata la morte collo sfasciarsi le ferite per\nisfuggire le contumelie del popolo e forse i temuti raffinati\ntormenti. — Obizzo da Esti<\/i><\/b> (cf. v. 12): Obizzo od Opizzone II\ndi casa d'Este, figliuolo di Rinaldo e di Adelaide da Romano, \nmarchese di Ferrara e della Marca d'Ancona, guelfo crudele e\nrapace; mor\u00ec nel 1293, successo all'avo Azzo VII nel 1263 nella\nsignoria di Ferrara. Si sparse la voce che Obizzo morisse\nstrangolato dal figlio Azzo VIII, e Dante lo tiene per vero<\/b>; la\nqual forma esprime anche che non tutti a' suoi tempi a tal\nnotizia prestavano fede, come si cerc\u00f2 di negarla pi\u00f9 tardi. \nDice poi figliastro<\/b>, non perch\u00e8 figliastro<\/b> davvero, ma per\nl'enormit\u00e0 del delitto: ma di tutto ci\u00f2 veggasi nel Diz. Dant.<\/i><\/b>, \nartic. Azzo D'Este, Figliastro e Obizzo. — Spento<\/i><\/b>, soffocato, \ndicono, con un piumaccio.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"12","Commentario":"Giacomo Poletto 1894","Frammenti":[" E quella fronte."],"FrammentoNota":" quella fronte.<\/b>.. è Azzolino<\/b>: una pennellata maestra, scrive il Cesari, e un guizzo di lume vien qui in una parola. Ezzelino III da Romano (dalla stanza, ove scrivo, prospetto bello e ridente nella sua postura quel paese) conte di Onara, Vicario imperiale della Marca Trivigiana, genero di Federico II e l'anima di parte ghibellina nell'Italia superiore. Per trent'anni commise nequizie senza nome, le più terribili a Padova, ove trucidò dodicimila cittadini (cf. Par.<\/i>, IX, 25-30).","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Par. IX, 25-30","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"“In quella parte de la terra prava
italica che siede tra Rïalto
e le fontane di Brenta e di Piava,
si leva un colle, e non surge molt'alto,
là onde scese già una facella
che fece a la contrada un grande assalto. ","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=76&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"109-112","from":11227.0,"to":11230.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"... Prender sua vita<\/b> ec. E\nperch\u00e8 l'usuriere<\/b> ec. Cio\u00e8, se tu consideri bene quello ch'\u00e8\nscritto nel Genesi dal cominciamento, elli conviene che la gente\nprenda sua vita, e s'avanzi da queste due, cio\u00e8 dalla natura, e\ndall'arte naturale. Produce la natura le cose necessarie alla\nvita umana, e l'arte naturale coltiva la terra, e le cose\nnaturali, delle quali uomo vive. Dice il Genesi dal principio,\ncio\u00e8 IIJ capitolo in fine, dove dice: mise Idio Adam e Eva fuori\ndel Paradiso deliciani<\/i>, acci\u00f2 che elli lavorasse la terra,\ndella quale elli era tolto e fatto; cacci\u00f2 fuori Adam. E dice:\nperch\u00e8 l'usuriere altra via tiene; perci\u00f2 che non seguita via\nnaturale, per\u00f2 che danaio non pu\u00f2 fare danaio, n\u00e8 ingenerare\ndanaio; n\u00e8 seguita la via dell'arte naturale, per\u00f2 che ogni arte\ngeneralmente pretende modo, e forma di sua natura. E per\u00f2\nqualunque operazione \u00e8 fuori del modo, e della forma della\nnatura, \u00e8 contraria a Dio: la moneta per sua natura \u00e8 disposta ad\nessere mezzo solamente in aguagliare ogni mercato; s\u00ec che chi\nvuole che moneta facci moneta, s\u00ec la trae della sua naturale\ndisposizione. Arte \u00e8 acoglimento di comandamenti ad uno fine\ntendenti, e nota comandamenti onesti, e l[eci]ti, e giusti; il\ncontrario \u00e8 l'usura, la quale nulla onestade, nulla giustizia,\nnulla licitezza hae; della quale diremo capitolo XVIJ Inferni.<\/i>\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"11","Commentario":"L'Ottimo Commento 1333","Frammenti":[" Da queste due"],"FrammentoNota":"
Cioè, se tu consideri bene quello ch'è\r\nscritto nel Genesi dal cominciamento, elli conviene che la gente\r\nprenda sua vita, e s'avanzi da queste due, cioè dalla natura, e\r\ndall'arte naturale.  Produce la natura le cose necessarie alla\r\nvita umana, e l'arte naturale coltiva la terra, e le cose\r\nnaturali, delle quali uomo vive.  Dice il Genesi dal principio,\r\ncioè IIJ capitolo in fine, dove dice: mise Idio Adam e Eva fuori\r\ndel Paradiso deliciani<\/i>, acciò che elli lavorasse la terra,\r\ndella quale elli era tolto e fatto; cacciò fuori Adam. <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q4233718","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q9184","InfoCitazione.LuogoFonte":"3, 23-24","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"[23]<\/strong> Emisit eum Dominus Deus de paradiso Eden, ut operaretur humum, de qua sumptus est. | [24]<\/strong> Eiecitque hominem et collocavit ad orientem paradisi Eden cherubim et flammeum gladium atque versatilem ad custodiendam viam ligni vitae.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/www.vatican.va\/archive\/bible\/nova_vulgata\/documents\/nova-vulgata_vt_genesis_lt.html#3","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CITAZIONE ESPLICITA","Verso":"106-111","from":10352.0,"to":10355.0,"NomeAutore":"anonimo","TitoloFonte":"Genesi"},
+{"Annotazione":"... Sol si ritorni<\/b> ec. \nIn queste parole si dimostra l'odio che ha il demonio a l'uomo,\nin ci\u00f2 che gli presta ogni impedimento che puote al suo bene\noperare; onde dice Santo Gregorio: il diavolo opprimendo rapisce,\no aguatando vola d'intorno, o mal confortando lusinga, o\nminacciando spaventa.  Nuoce il demonio a l'uomo violentemente,\ns\u00ec come quando elli lo percuote in corpo, come sono scontri di\nnotte, folgori, movimenti d'alcuni corpi, come sono pietre,\nalberi, le quali percoteranno li uomini, e faranoli male.  Nuoce\nper secondo modo il diavolo a l'uomo con impressioni d'immagini,\ne spezie visive, ch'elli produce nella sua fantasia, per le quali\ninganna l'uomo.  Inganna lo demonio l'uomo in quattro modi:\nl'uno, quando il conforta a fare un bene, a fine che ne segua un\nmale, s\u00ec come quando conforta uno uomo, che non ha stabilit\u00e0,\nch'entri in religione, acci\u00f2 che poi n'esca, e diventi appostata;\ne questo tocca qui l'Autore, dove dice: quelli se ne vada; ch\u00e8\nnon fu a fine ch'egli se ne andasse, ma ch'egli si smarrisse dal\nbuono proponimento: lo secondo modo si \u00e8, quando conforta d'un\nmale sotto spezie d'un bene: lo IIJ modo si \u00e8, quando sconforta\nd'un bene, mostrando che sia cagione di maggior bene, come quando\nsconforta elemosina, dicendo che per questo si schifa la\nvanagloria, che alcuni p[r]endono per dar per Dio: lo IIIJ modo\n\u00e8, quando conforta un bene, acci\u00f2 che se ne seguiti un male, s\u00ec\ncome quando conforta di molto digiunare, e molto vegghiare, acci\u00f2\nche per troppa astinenzia l'uomo caggia in pazzia, cio\u00e8 votamento\ndi celabro.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"08","Commentario":"L'Ottimo Commento 1333","Frammenti":["  E disser: Vien tu solo"],"FrammentoNota":"
In queste parole si dimostra l'odio che ha il demonio a l'uomo,\r\nin ciò che gli presta ogni impedimento che puote al suo bene\r\noperare; onde dice Santo Gregorio: il diavolo opprimendo rapisce,\r\no aguatando vola d'intorno, o mal confortando lusinga, o\r\nminacciando spaventa.  Nuoce il demonio a l'uomo violentemente,\r\nsì come quando elli lo percuote in corpo, come sono scontri di\r\nnotte, folgori, movimenti d'alcuni corpi, come sono pietre,\r\nalberi, le quali percoteranno li uomini, e faranoli male.  Nuoce\r\nper secondo modo il diavolo a l'uomo con impressioni d'immagini,\r\ne spezie visive, ch'elli produce nella sua fantasia, per le quali\r\ninganna l'uomo. <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q42827","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1222658","InfoCitazione.LuogoFonte":"XXXII, 11","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Verbis enim sequentibus fideli famulo Dominus cunctas hostis callidi machinationes insinuat, omne quod opprimendo rapit, omne quod insidiando circumvolat, omne quod minando terret, omne quod suadendo blanditur, omne quod desperando frangit, omne quod promittendo decipit. ","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.mlat.uzh.ch\/index.php?app=browser&text=8054:19","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA GENERICA","Verso":"89-93","from":7358.0,"to":7363.0,"NomeAutore":"papa Gregorio I","TitoloFonte":"Moralia in Iob"},
+{"Annotazione":"... Supin ricadde<\/b> ec.  In\nquesta lezione dice l'Autore, che con gran puntura d'animo il\ndetto Messer Cavalcante, atendendo a questa parola che Dante\ndisse di Guido quivi egli ebbe<\/b>, la quale hae a determinare\ncirca il tempo passato, temendo che 'l figliuolo non fosse morto,\ncon doglia paternale ricapitola questa parola: come dicesti,\nelli ebbe<\/b>? or non viv'elli<\/b>? e di questo nasce la suseguente\nquistione in fra questo medesimo capitolo, quivi — Deh se\nriposi mai vostra semenza<\/i> {v.94} ec.  E dice l'Autore qui,\nch'elli non li rispuose immantanente, per\u00f2 che gi\u00e0 li era entrato\nil dubbio nell'animo, sopra il quale fond\u00f2 la sua quistione,\ncom'elli medesimo dice infra questo medesimo capitolo quivi — E\ns'io fu' dianzi alla risposta muto<\/i> {v.112} ec.  E dice: supin\nricadde<\/i><\/b>; a denotare li suoi arroganti costumi.  Cadere supino \u00e8\npeccare, s\u00ec come \u00e8 l'argomento infra capitolo XIIJ Purgatorii<\/i><\/b>,\nquivi — Tanto ch'io volsi in su l'ardita faccia, Gridando a\nDio: omai pi\u00f9 non ti temo<\/i> ec.; ed \u00e8 cader supino, cadere in pena\netternale, s\u00ec come si legge d'Eli nel libro delli Re, che cadde\nindrieto della sella, e rotto il collo mor\u00ece.  E bene dice, che\nli dannati caggiono indrieto, per\u00f2 ch'elli caggiono in quelle\npene, alle quali nel presente secolo volgono il viso; onde\nSalamone nel libro de' Proverbi dice: la via delli malvagi \u00e8\ntenebrosa; non sanno dove caggiono.  E cadere in faccia si \u00e8\numiliarsi, e adorare Idio, s\u00ec come si legge d'Abram, lo quale\nparlando con Dio cadde nella faccia sua.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"10","Commentario":"L'Ottimo Commento 1333","Frammenti":["  Di subito drizzato"],"FrammentoNota":"
ed è cader supino, cadere in pena\r\netternale, sì come si legge d'Eli nel libro delli Re, che cadde\r\nindrieto della sella, e rotto il collo morìe.  <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q4233718","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q181620","InfoCitazione.LuogoFonte":"I 4, 18","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"[18]<\/strong> Cumque ille nominasset arcam Dei, cecidit de sella retrorsum iuxta ostium et, fractis cervicibus, mortuus est; senex enim erat vir et gravis. Et ipse iudicavit Israel quadraginta annis.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/www.vatican.va\/archive\/bible\/nova_vulgata\/documents\/nova-vulgata_vt_i-samuelis_lt.html#4","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA GENERICA","Verso":"67-72","from":9110.0,"to":9150.0,"NomeAutore":"anonimo","TitoloFonte":"Libri di Samuele"},
+{"Annotazione":"...: «Con la bocca nata a formar\nle parole, tent\u00f2 di parlare, e latr\u00f2»: rictuque in verba parato<\/i>\n— latravit conata loqui<\/i>, dice Ovidio, Metam.<\/i>, XIII, 568. \nDante della lunga descrizione piglia solo questo particolare e,\nper mezzo del latr\u00f2<\/b> e dell'allitterazione: s\u00ec come cane<\/b>, dove\ni suoni sembrano risolversi naturalmente nella a<\/i><\/b> di cane, ce ne\nfa sentire il latrato.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"30","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  forsennata latr\u00f2"],"FrammentoNota":"
 «Con la bocca nata a formar le parole, tentò di parlare, e latrò»: rictuque in verbaparato <\/i>— latravit conata loqui<\/i>, dice Ovidio, Metam.<\/i>, XIII, 568. <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q7198","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q184742","InfoCitazione.LuogoFonte":"XIII, 567-569","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"at haec missum rauco cum murmure saxum
Morsibus insequitur rictuque in uerba parato
Latrauit, conata loqui;","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/mizar.unive.it\/mqdq\/public\/testo\/testo?codice=OV%7Cmeta%7C013","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"20","from":28906.0,"to":28908.0,"NomeAutore":"Publio Ovidio Nasone","TitoloFonte":"Le metamorfosi"}, +{"Annotazione":"...: «Elli mi pareva\nsbigottito e guardava la terra» (V. N.<\/i>, IX). — rase d'ogni\nbaldanza<\/b>: prive affatto dell'abituale sicurezza. Qualcuno\nosserva che baldanza<\/b> vale anche letizia e cita a riscontro il\nvirgiliano: Sed frons laeta parum et deiecto lumina vultu<\/i><\/b>\n(En.<\/i>, VI, 863); ma lieto il volto di V. \u00e8 difficile\nimmaginarlo; e il verso Passa Lisetta baldanzosamente<\/i> autorizza\na prendere la parola nel significato che ancora conserva. —\nne' sospiri<\/i><\/b>: a quando a quando sospira anche, e cos\u00ec non riesce\na nascondere il suo smarrimento.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"08","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" Li occhi a la terra"],"FrammentoNota":"
«Elli mi pareva\r\nsbigottito e guardava la terra» (V. N.<\/i>, IX). <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q18084","InfoCitazione.LuogoFonte":"IX (Gorni IV)","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"E però lo dolcissimo signore, lo quale mi signoreggiava per la virtù della gentilissima donna, nella mia ymaginatione apparve come peregrino leggieramente vestito e di vili drappi. Elli mi parea sbigottito e guardava la terra, salvo che talora li suoi occhi mi parea che si volgessero ad un fiume bello e corrente e chiarissimo, lo quale sen gia lungo questo camino là ov'io era.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&L=0&workSign=Dante_Vita_Nova&pb=4","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"118-119","from":7571.0,"to":7576.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Vita Nuova"},
+{"Annotazione":"...: «Se quanta rena volve lo mare\nturbato dal vento, se quante stelle rilucono la dea de la\nricchezza largisca, l'umana generazione non cesser\u00e0 di piangere»\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 7).  — sotto la luna<\/b>: e quindi, nella\nterra.  Ma la luna non \u00e8 ricordata a caso; com'essa «cuopre e\ndiscuopre i liti senza posa», cos\u00ec la Fortuna ora alza e ora\nabbassa le sorti degli uomini, come faceva di Firenze (Par.<\/i><\/b>,\nXVI, 83).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"07","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  tutto l'oro"],"FrammentoNota":"
«Se quanta rena volve lo mare\r\nturbato dal vento, se quante stelle rilucono la dea de la\r\nricchezza largisca, l'umana generazione non cesserà di piangere»\r\n(Conv.<\/i>, IV, xii, 7). <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"IV, xii, 6-7","InfoCitazione.NotaFonte":"In realt\u00e0, il passo del \"Convivio\" cita a sua volta il \"De consolatione philosophiae\" di Boezio; \u00e8 probabile, data l'importanza dell'opera per gli scritti danteschi, che i versi si rifacciano direttamente alla fonte latina.","InfoCitazione.TestoFonte":"Però che in nullo tempo si compie né si sazia la sete della cupiditate; né solamente per desiderio d'acrescere quelle cose che hanno si tormentano, ma eziandio tormento hanno nella paura di perdere quelle». E queste tutte parole sono di Tulio, e così giacciono in quello libro che detto è. E a maggiore testimonianza di questa imperfezione, ecco Boezio in quello Di Consolazione dicente: «Se quanta rena volve lo mare turbato dal vento, se quante stelle rilucono, la dea della ricchezza largisca, l'umana generazione non cesserà di piangere».","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=62&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"64-65","from":6239.0,"to":6242.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio"},
+{"Annotazione":"...: «Sembrano foglie che al\nprimo freddo dell'autunno l'una appresso l'altra si stacchino dal\nramo, fin che questo non le vede<\/b> tutte cadute al suolo; o\nmeglio, perch\u00e9 quel loro scendere non \u00e8 a caso, sembrano uccelli\nche si buttino a terra per il richiamo di quell'orribile\nuccellatore» (Pascoli, loc. cit.<\/i>).  Quam multa in silvis\nautumni frigore primo<\/i> — lapsa cadunt folia<\/i>... (En.<\/i>, VI, 309\ne seg.).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"03","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  Come d'autunno"],"FrammentoNota":"
Quam multa in silvis\r\nautumni frigore primo<\/i> — lapsa cadunt folia<\/i>... (En.<\/i>, VI, 309\r\ne seg.).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1398","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q60220","InfoCitazione.LuogoFonte":"VI, 309-312","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Quam multa in siluis autumni frigore primo
Lapsa cadunt folia, aut ad terram gurgite ab alto
Quam multae glomerantur aues, ubi frigidus annus
Trans pontum fugat et terris immittit apricis.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/mizar.unive.it\/mqdq\/public\/testo\/testo\/ordinata\/of430944\/query\/a#mark","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"112-114","from":2808.0,"to":2811.0,"NomeAutore":"Publio Virgilio Marone","TitoloFonte":"Eneide"}, +{"Annotazione":"...: «in due modi si fa\ningiuria, cio\u00e8 o con forza o con frode... e l'una e l'altra\nalienissima dall'uomo; ma la frode \u00e8 degna d'odio maggiore»\n(Cic., De Off.<\/i>, I, 13).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"11","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" o con forza o con frode"],"FrammentoNota":"
«in due modi si fa\r\ningiuria, cioè o con forza o con frode... e l'una e l'altra\r\nalienissima dall'uomo; ma la frode è degna d'odio maggiore»\r\n(Cic., De Off.<\/i>, I, 13).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1541","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1180721","InfoCitazione.LuogoFonte":"I, xiii, 41","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Cum autem duobus modis, id est aut vi aut fraude, fiat iniuria, fraus quasi vulpeculae, vis leonis videtur; utrumque homine alienissimum, sed fraus odio digna maiore. Totius autem iniustitiae nulla capitalior quam eorum, qui tum, cum maxime fallunt, id agunt, ut viri boni esse videantur.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.perseus.tufts.edu\/hopper\/text?doc=Perseus%3Atext%3A2007.01.0047%3Abook%3D1%3Asection%3D41","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"24","from":9778.0,"to":9784.0,"NomeAutore":"Marco Tullio Cicerone","TitoloFonte":"De officiis"},
+{"Annotazione":"...: Sanguis eius super nos et\nsuper filios nostros<\/i>: Quel sangue ricada pure su noi e sui\nnostri figli — grid\u00f2 il popolo ebreo, chiedendo la morte di\nGes\u00f9.  E cos\u00ec presso a poco il Mosca Lamberti, chiedendo quella\ndi Buondelmonte.  Ora il sangue gli ricade a chiazze sulla\nfaccia.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"28","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  s\u00ec che 'l sangue"],"FrammentoNota":"
Sanguis eius super nos et\r\nsuper filios nostros<\/i>: Quel sangue ricada pure su noi e sui\r\nnostri figli — gridò il popolo ebreo, chiedendo la morte di\r\nGesù.  E così presso a poco il Mosca Lamberti, chiedendo quella\r\ndi Buondelmonte.  Ora il sangue gli ricade a chiazze sulla\r\nfaccia.\r\n<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q43600","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q392302","InfoCitazione.LuogoFonte":"27, 25","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"[25]<\/strong> Et respondens universus populus dixit: “ Sanguis eius super nos et super filios nostros ”.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/www.vatican.va\/archive\/bible\/nova_vulgata\/documents\/nova-vulgata_nt_evang-matthaeum_lt.html#27","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"ESTENDE","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"105","from":27493.0,"to":27497.0,"NomeAutore":"Matteo","TitoloFonte":"Vangelo secondo Matteo"},
+{"Annotazione":"...: Alla lettera il verso\nsignifica: ripresi via cos\u00ec che il piede sul quale poggiavo la\npersona era sempre quello pi\u00f9 basso: allude cio\u00e8 al modo di\ncamminare di chi va di mala voglia e dubitoso, che si avvia\nlentamente, a ogni poco si ferma, di tanto in tanto riguarda\nindietro, insistendo pi\u00f9 o meno a lungo sul piede posteriore che\nin una salita, per quanto lieve, rimane sempre pi\u00f9 basso.  Perch\u00e9\nil sempre<\/b>, una volta che egli ci si rappresenta in cammino, non\nsi pu\u00f2 intendere se non nel senso che gli diamo, dicendo: —\npiove sempre, si lamenta sempre — e simili.  Moralmente vuol\ndire che dentro lui si combatteva una battaglia fra l'uomo\nvecchio, che tendeva verso la bassura della selva, e il nuovo che\nvoleva salire; e confessa che sulle prime, quando riprese via,\nessendo pi\u00f9 vicino alla selva, prevaleva in lui l'uomo vecchio,\nonde tornava sempre a fermarsi sul piede pi\u00f9 basso.  Dice in un\nverso quel che il Petrarca allontanandosi da Laura: «Io mi\nrivolgo indietro a ciascun passo — col corpo stanco ch'a gran\npena porto...  — Poi ripensando al dolce ben ch'io lasso — al\ncammin lungo ed al mio viver corto, — fermo le piante sbigottito\ne smorto, — e gli occhi in terra lagrimando abbasso».  Ambedue i\nsensi, letterale e allegorico, convengono perfettamente con la\nnatura della piaggia, che non \u00e8 n\u00e9 valle n\u00e9 monte, ma, confinando\ncon l'una e con l'altro, partecipa dell'una e dell'altro, e serve\nottimamente a rappresentare, lo ripetiamo, il languor naturae<\/i> o\nl'infirmitas<\/i> che consegue al peccato, il quale \u00e8 ferita che ci\ndisfranca<\/i>, e ci fa star come sospesi fra il male e il bene, fra\nla morte e la vita.  Vulnera quae corporibus infliguntur membra\nfaciunt claudicare vel aegre moveri<\/i> (S. Agost., De nuptiis<\/i>, c.\n34).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  s\u00ec che 'l pi\u00e8 fermo"],"FrammentoNota":"
Alla lettera il verso\r\nsignifica: ripresi via così che il piede sul quale poggiavo la\r\npersona era sempre quello più basso: allude cioè al modo di\r\ncamminare di chi va di mala voglia e dubitoso, che si avvia\r\nlentamente, a ogni poco si ferma, di tanto in tanto riguarda\r\nindietro, insistendo più o meno a lungo sul piede posteriore che\r\nin una salita, per quanto lieve, rimane sempre più basso.  Perché\r\nil sempre<\/b>, una volta che egli ci si rappresenta in cammino, non\r\nsi può intendere se non nel senso che gli diamo, dicendo: —\r\npiove sempre, si lamenta sempre — e simili.  Moralmente vuol\r\ndire che dentro lui si combatteva una battaglia fra l'uomo\r\nvecchio, che tendeva verso la bassura della selva, e il nuovo che\r\nvoleva salire; e confessa che sulle prime, quando riprese via,\r\nessendo più vicino alla selva, prevaleva in lui l'uomo vecchio,\r\nonde tornava sempre a fermarsi sul piede più basso.  Dice in un\r\nverso quel che il Petrarca allontanandosi da Laura: «Io mi\r\nrivolgo indietro a ciascun passo — col corpo stanco ch'a gran\r\npena porto...  — Poi ripensando al dolce ben ch'io lasso — al\r\ncammin lungo ed al mio viver corto, — fermo le piante sbigottito\r\ne smorto, — e gli occhi in terra lagrimando abbasso».  Ambedue i\r\nsensi, letterale e allegorico, convengono perfettamente con la\r\nnatura della piaggia, che non è né valle né monte, ma, confinando\r\ncon l'una e con l'altro, partecipa dell'una e dell'altro, e serve\r\nottimamente a rappresentare, lo ripetiamo, il languor naturae<\/i> o\r\nl'infirmitas<\/i> che consegue al peccato, il quale è ferita che ci\r\ndisfranca<\/i>, e ci fa star come sospesi fra il male e il bene, fra\r\nla morte e la vita.  Vulnera quae corporibus infliguntur membra\r\nfaciunt claudicare vel aegre moveri<\/i> (S. Agost., De nuptiis<\/i>, c.\r\n34).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q8018","InfoCitazione.Fonte":"https:\/\/hdn.dantenetwork.it\/resource\/source\/de-nuptiis","InfoCitazione.LuogoFonte":"II, 34","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Persuasit malum diabolus tamquam peccatum, non creavit tamquam naturam. Sed plane naturae persuasit, quia homo natura est, et ideo eam persuadendo vitiavit. Qui enim vulnerat, non creat membra sed vexat. Sed vulnera, quae corporibus infliguntur, membra faciunt claudicare vel aegre moveri, non eam virtutem qua iustus est homo; vulnus autem, quod peccatum vocatur, ipsam vitam vulnerat, qua recte vivebatur. ","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/www.augustinus.it\/latino\/nozze_concupiscenza\/index2.htm","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA GENERICA","Verso":"30","from":217.0,"to":222.0,"NomeAutore":"Agostino d'Ippona","TitoloFonte":null},
+{"Annotazione":"...: Anche Ovidio parla del\nlanguore<\/i> conseguente alla peste: omnia languor habet.<\/i>  —\nper diverse biche<\/b>: biche sono i mucchi dei covoni di grano e\nquindi: ammucchiati qua e l\u00e0 nel fondo della bolgia.  — Il\ncontagio s'\u00e8 diffuso cos\u00ec che le anime vi stanno a mucchi. \nCiascuna soffre del male delle altre, e dovunque si guarda \u00e8 un\nbrulichio di membra infette.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"29","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  languir li spirti"],"FrammentoNota":"
Anche Ovidio parla del languore<\/i> conseguente alla peste: omnia languor habet.<\/i><\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q7198","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q184742","InfoCitazione.LuogoFonte":"VII, 547-548","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Omnia languor habet: siluisque agrisque uiisque
Corpora foeda iacent, uitiantur odoribus aurae.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/mizar.unive.it\/mqdq\/public\/testo\/testo?codice=OV%7Cmeta%7C007","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"66","from":28238.0,"to":28241.0,"NomeAutore":"Publio Ovidio Nasone","TitoloFonte":"Le metamorfosi"}, +{"Annotazione":"...: Con l'immagine dell'Arbia,\ndel fiumicello scorrente ai piedi di Montaperti, rossa di sangue,\nripone davanti gli occhi dell'avversario tutta la gravit\u00e0 dei\ndanni inflitti a Firenze. Scrive un contemporaneo: «tutte le\nstrade e' poggi e ogni rigo d'acqua pareva uno grosso fiume di\nsangue» (Bull.<\/i>, XXV, 18).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"10","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" che fece l'Arbia"],"FrammentoNota":"
Con l'immagine dell'Arbia,\r\ndel fiumicello scorrente ai piedi di Montaperti, rossa di sangue,\r\nripone davanti gli occhi dell'avversario tutta la gravità dei\r\ndanni inflitti a Firenze.  Scrive un contemporaneo: «tutte le\r\nstrade e' poggi e ogni rigo d'acqua pareva uno grosso fiume di\r\nsangue» (Bull.<\/i>, XXV, 18).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"","InfoCitazione.Fonte":"https:\/\/hdn.dantenetwork.it\/resource\/source\/la-battaglia-di-montaperto","InfoCitazione.LuogoFonte":"\u00abIl Propugnatore\u00bb, a. 1873, VI, pp. 57-58","InfoCitazione.NotaFonte":"Il testo menzionato \u00e8, per usare le parole dell'editore Antonio Ceruti (che lo pubblica sul \u00abPropugnatore\u00bb del 1873, VI, pp. 27-62), \u00abuna breve narrazione di quel grande e sanguinoso combattimento, glorioso ai vanti del pari che ai vincitori\u00bb (p. 27) che fu la battaglia di Montaperti. Anonimo, databile con ogni probabilit\u00e0 tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, \u00e8 forse attribuibile a un autore senese: \u00aboltre ad alcune forme grammaticali del suo dire, pone esageratamente in risalto la valentia dei Ghibellini, e vitupera gli avversarii\u00bb (Ceruti, p. 28) ","InfoCitazione.TestoFonte":"La battaglia era grandissima e magiore uccisione. Ora pensate che quello che veniva a le mani di quello valoroso popolo di Siena, era tutto  forato senza alcuna misericordia. La battaglia bastò da la mattina a mezza terza insino a vésparo, e in sul vésparo si misero quelli svergognati cani Fiorentini e li loro bestiali seguaci in fuga. Quelli che erano rimasti vivi, che erano molti pochi, essendo la grande moltitudine, pensate se  ne furono morti; tutte le strade e poggi e  ogni rigo d'acqua pareva uno grosso fiume di sangue.","InfoCitazione.UrlFonte":"","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","TipoDiCitazione":"no","Verso":"86","from":9244.0,"to":9248.0,"NomeAutore":null,"TitoloFonte":null},
+{"Annotazione":"...: Dal principio\nalla fine del racconto Paolo non fa che piangere; e le sue\nlagrime sono cos\u00ec tristi che D., il quale non era venuto meno\nalle lagrime di Francesca, vinto dalla piet\u00e0, cade come morto. \n— io venni men<\/b>...: Ogni parola ha il suo accento e non sai su\nquale fermare di preferenza la voce: sembra che il verso\nbarcolli, come la persona di Dante.  — e caddi<\/b>...: Tutte\nparole bisillabe e piane, che d\u00e0nno al verso un'andatura uguale e\ngrave e rappresentano il cadere di D. steso sulla terra, affatto\nprivo di sensi.  Per intendere la ragione di questo suo morire,\ndella morte mistica, si rammentino le parole di san Paolo:\n«Bisogna distruggere l'uomo vecchio, uccidere il corpo del\npeccato.  Come prestaste le vostre membra a servire alla impurit\u00e0\ne alla ingiustizia, cos\u00ec ora convien prestarle alla giustizia per\nla santificazione» (Ad Rom.<\/i>, VI, 19 e seg.).  E Dante uccide il\ncorpo del peccato morendo di piet\u00e0 davanti a Paolo e Francesca,\nper cominciare cos\u00ec la sua liberazione da una colpa, alla quale\nnon nasconde, qui e altrove, d'essere andato soggetto e di aver\ncon le sue rime, forse blandita.\n","Cantica":"Inferno","Canto":"05","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  Mentre che l'uno spirto"],"FrammentoNota":"
Per intendere la ragione di questo suo morire,\r\ndella morte mistica, si rammentino le parole di san Paolo:\r\n«Bisogna distruggere l'uomo vecchio, uccidere il corpo del\r\npeccato.  Come prestaste le vostre membra a servire alla impurità\r\ne alla ingiustizia, così ora convien prestarle alla giustizia per\r\nla santificazione» (Ad Rom.<\/i>, VI, 19 e seg.).  E Dante uccide il\r\ncorpo del peccato morendo di pietà davanti a Paolo e Francesca,\r\nper cominciare così la sua liberazione da una colpa, alla quale\r\nnon nasconde, qui e altrove, d'essere andato soggetto e di aver\r\ncon le sue rime, forse blandita.<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q9200","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q48203","InfoCitazione.LuogoFonte":"VI, 19-23","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"[19]<\/strong> Humanum dico propter infirmitatem carnis vestrae. Sicut enim exhibuistis membra vestra servientia immunditiae et iniquitati ad iniquitatem, ita nunc exhibete membra vestra servientia iustitiae ad sanctificationem. | [20]<\/strong> Cum enim servi essetis peccati, liberi eratis iustitiae. | [21]<\/strong> Quem ergo fructum habebatis tunc, in quibus nunc erubescitis? Nam finis illorum mors! | [22]<\/strong> Nunc vero liberati a peccato, servi autem facti Deo, habetis fructum vestrum in sanctificationem, finem vero vitam aeternam! | [23]<\/strong> Stipendia enim peccati mors, donum autem Dei vita aeterna in Christo Iesu Domino nostro.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/www.vatican.va\/archive\/bible\/nova_vulgata\/documents\/nova-vulgata_nt_epist-romanos_lt.html#6","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"ESTENDE","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA GENERICA","Verso":"139-142","from":4945.0,"to":4950.0,"NomeAutore":"Paolo di Tarso","TitoloFonte":"Lettera ai Romani"},
+{"Annotazione":"...: Dall'alto di quel vecchio\nponte, scheggiato e livido, ci fermammo a guardare la traccia<\/b>,\nla fila.  Cfr. XII, 55.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"18","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  Del vecchio ponte"],"FrammentoNota":"
Dall'alto di quel vecchio ponte, scheggiato e livido, ci fermammo a guardare la traccia<\/b>,\r\nla fila.  Cfr. XII, 55.<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inferno XII, 55-57","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"e tra 'l piè de la ripa ed essa, in traccia
corrien centauri, armati di saette,
come solien nel mondo andare a caccia.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=12&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"79","from":17011.0,"to":17014.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"...: Davanti a cos\u00ec terribile\nspettacolo l'apostrofe vien naturale. Ma qui serve anche a\ninterporre una pausa tra la prima e la seconda parte\ndell'episodio. Cfr. Inf.<\/i>, VII, 19; XII, 49.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"24","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" Oh potenza di Dio"],"FrammentoNota":"
Davanti a così terribile\r\nspettacolo l'apostrofe vien naturale.  Ma qui serve anche a\r\ninterporre una pausa tra la prima e la seconda parte\r\ndell'episodio.  Cfr. Inf.<\/i>, VII, 19;<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"Inferno VII, 19-20","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Ahi giustizia di Dio! tante chi stipa
nove travaglie e pene quant'io viddi?","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=7&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"119","from":23371.0,"to":23375.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"...: Dio. Per D. il paradiso \u00e8\nun «impero giustissimo e pio».\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"01","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" quello imperador"],"FrammentoNota":"
Per D. il paradiso è\r\nun «impero giustissimo e pio».<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q40185","InfoCitazione.LuogoFonte":"XXXII, 115-117","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Ma vieni omai con li occhi sì com'io
andrò parlando, e nota i gran patrici
di questo imperio giustissimo e pio<\/em>.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_Commedia&pb=99&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"124","from":892.0,"to":894.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Divina Commedia"}, +{"Annotazione":"...: E ora sei venuto sotto\nl'emisfero del cielo australe, diametralmente opposto al boreale,\nche ricopre la gran secca, la terra arida, emersa dalle acque,\nquando Dio disse: «Si raccolgano le acque che sono sotto il cielo\nin un sol luogo, e l'arida<\/i> apparisca» (Gen.<\/i>, I, 10).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"34","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" e se' or"],"FrammentoNota":"
E ora sei venuto sotto\r\nl'emisfero del cielo australe, diametralmente opposto al boreale,\r\nche ricopre la gran secca, la terra arida, emersa dalle acque,\r\nquando Dio disse: «Si raccolgano le acque che sono sotto il cielo\r\nin un sol luogo, e l'arida<\/i> apparisca» (Gen.<\/i>, I, 10).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q4233718","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q9184","InfoCitazione.LuogoFonte":"1, 9","InfoCitazione.NotaFonte":"Il versetto citato da Pietrobono \u00e8 in realt\u00e0 il nono, non il decimo; riportiamo comunque il testo, perch\u00e9 \u00e8 l\u00ec che il Dio giudaico-cristiano stabilisce la differenza anche nominale tra acque e terre.","InfoCitazione.TestoFonte":"[9]<\/strong> Dixit vero Deus: “Congregentur aquae, quae sub caelo sunt, in locum unum, et appareat arida”. Factumque est ita. | [10[<\/strong> Et vocavit Deus aridam Terram congregationesque aquarum appellavit Maria.","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/www.vatican.va\/archive\/bible\/nova_vulgata\/documents\/nova-vulgata_vt_genesis_lt.html#1","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA GENERICA","Verso":"112-113","from":33918.0,"to":33921.0,"NomeAutore":"anonimo","TitoloFonte":"Genesi"},
+{"Annotazione":"...: E se non nella bocca,\nguardali negli occhi (i due luoghi della faccia nei quali\n«massimamente... opera l'anima» e rivela le sue passioni\n(Conv.<\/i>, III, viii, 8), e vedrai che si ammiccano, facendo\nl'atto di chi minaccia altrui dolori e guai.\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"21","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  e con le ciglia"],"FrammentoNota":"
E se non nella bocca,\r\nguardali negli occhi (i due luoghi della faccia nei quali\r\n«massimamente... opera l'anima» e rivela le sue passioni\r\n(Conv.<\/i>, III, viii, 8), e vedrai che si ammiccano, facendo\r\nl'atto di chi minaccia altrui dolori e guai.<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"III, viii, 8","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"E però che nella faccia massimamente in due luoghi opera l'anima – però che in quelli due luoghi quasi tutte e tre le nature dell'anima hanno giurisdizione – cioè nelli occhi e nella bocca, quelli massimamente adorna e quivi pone lo 'ntento tutto a fare bello, se puote. E in questi due luoghi dico io che appariscono questi piaceri dicendo: «nelli occhi e nel suo dolce riso».","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=41&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"LOCI PARALLELI","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"LOCI PARALLELI","TipoDiCitazione":"no","Verso":"132","from":20284.0,"to":20288.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio"},
+{"Annotazione":"...: Essendosi recata nella\nTracia a richiedere da Polinestore il suo piccolo Polidoro,\nscende sulla spiaggia e trova il corpo del figliuolo, morto:\naspicit eiectum Polydori in litore corpus<\/i> (Metam.<\/i>, XIII,\n536).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"30","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":["  e del suo Polidoro"],"FrammentoNota":"
Essendosi recata nella Tracia a richiedere da Polinestore il suo piccolo Polidoro,\r\nscende sulla spiaggia e trova il corpo del figliuolo, morto:\r\naspicit eiectum Polydori in litore corpus<\/i> (Metam.<\/i>, XIII, 536).<\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q7198","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q184742","InfoCitazione.LuogoFonte":"XIII, 533-537","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"Dixit et ad litus passu processit anili,
Albentes lacerata comas. \"date, Troades, urnam\"
Dixerat infelix, liquidas hauriret ut undas
Adspicit eiectum Polydori in litore corpus
Factaque Threiciis ingentia uulnera telis.","InfoCitazione.UrlFonte":"http:\/\/mizar.unive.it\/mqdq\/public\/testo\/testo?codice=OV%7Cmeta%7C013","NaturaRiferimento":"CITAZIONE","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"CITAZIONE","TipoDiCitazione":"CONCORDANZA STRINGENTE","Verso":"18","from":28891.0,"to":28895.0,"NomeAutore":"Publio Ovidio Nasone","TitoloFonte":"Le metamorfosi"}, +{"Annotazione":"...: Gli accenti, cadendo sulla\nseconda quarta e settima, par si rincorrano, e imprimono al verso\nun movimento di stupore. Sono una moltitudine sterminata,\nvivendo grandissima parte de li uomini pi\u00f9 secondo lo senso che\nsecondo ragione<\/i> (Conv.<\/i>, III, xiii, 4). Anche l'Ecclesiaste<\/i>,\nessendosi proposto di fare per mezzo della sapienza studio e\nricerca di quanto accade sotto il sole, trov\u00f2 che il numero degli\nstolti \u00e8 infinito: stultorum infinitus est numerus<\/i> (I, 15).\n\n","Cantica":"Inferno","Canto":"03","Commentario":"Luigi Pietrobono 1949 [1924-30]","Frammenti":[" che morte tanta"],"FrammentoNota":"
 Sono una moltitudine sterminata,\r\nvivendo grandissima parte de li uomini più secondo lo senso che\r\nsecondo ragione<\/i> (Conv.<\/i>, III, xiii, 4). <\/pre>","InfoCitazione.Autore":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q1067","InfoCitazione.Fonte":"http:\/\/www.wikidata.org\/entity\/Q666014","InfoCitazione.LuogoFonte":"III, xiii, 4","InfoCitazione.NotaFonte":"","InfoCitazione.TestoFonte":"E di necessitate fare si conviene, ché, secondo che manifestamente appare, e nel seguente trattato per intenzione si ragionerà, grandissima parte delli uomini vivono più secondo lo senso che secondo ragione; e quelli che secondo lo senso vivono di questa innamorare è impossibile, però che di lei avere non possono alcuna apprensione. ","InfoCitazione.UrlFonte":"https:\/\/dama.dantenetwork.it\/index.php?id=19&workSign=Dante_CV&pb=46&start=1&L=0","NaturaRiferimento":"SUPPORTO ESTERNO","RapportoCommentoCommentatoreText":"nan","RapportoSoggettoOggetto":"CONFERMA","Rif":"SUPPORTO ESTERNO","TipoDiCitazione":"no","Verso":"57","from":2424.0,"to":2427.0,"NomeAutore":"Dante Alighieri","TitoloFonte":"Convivio"}]
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